Dopo la morte del professor Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’ospedale “Carlo Poma” e padre della terapia anti Covid con il plasma iperimmune, la Procura di Mantova ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo.
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De Donno, 54 anni, è stato trovato morto nel tardo pomeriggio di ieri: il medico si sarebbe suicidato impiccandosi nella sua casa di Eremo di Curtatone. Gli inquirenti stanno approfondendo le circostanze che hanno portato alla sua morte. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei familiari, hanno già sequestrato pc e cellulari dell’ex primario. Già ieri sera, appresa la notizia della morte di De Donno, sul web si sono moltiplicati i messaggi di cordoglio e solidarietà nei confronti del medico che aveva sostenuto l’uso del plasma in funzione anti Covid. Migliaia di utenti hanno condiviso sui social la sua immagine con la frase:
“La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma”.
Secondo molti, “De Donno è stato fatto uccidere” e spetterà alla magistratura provare a fare chiarezza sull’accaduto. “Addio eroe, hai nobilitato la medicina nel tempo più buio. Ti sei opposto, hai difeso la medicina democratica, nel popolo e per il popolo”, è stato scritto da alcuni manifestanti che si sono ritrovati in piazza Fontana a Milano per protestare contro il Green pass.
De Donno, un uomo sincero
“Avevo parlato con Giuseppe De Donno nel marzo scorso, mentre completavo il mio video ‘Covid le cure proibite’, perché volevo verificare l’accuratezza di alcune informazioni che mi apprestavo a divulgare” racconta Massimo Mazzucco. “Dopo quasi un anno dagli eventi che lo avevano coinvolto – prosegue Mazzucco – ancora non riusciva a capacitarsi del perché la sua cura non fosse stata promossa e sperimentata in tutto il mondo”.
“Io lo so che funziona – diceva De Donno – ho visto i pazienti guarire sotto i mei occhi. Eppure sembra che la cosa non interessi a nessuno”.
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“Ebbi l’impressione di avere di fronte una persona sincera ma profondamente ingenua, totalmente impreparata all’orribile dispetto che gli stava riservando il destino” aggiunge Mazzucco. “Credo che il suo gesto di oggi non sia che la presa di coscienza definitiva di una situazione che inizialmente non riusciva ad accettare”.
L’audizione
Nel maggio dello scorso anno De Donno era stato protagonista di un’audizione in Senato dove, oltre a presentare la sua cura, aveva criticato il ruolo svolto dagli scienziati da salotto, quelli che quotidianamente compaiono nei talk show televisivi.
“Io sono orgoglioso ad essere stato quello che ha aperto questa strada alla sperimentazione qui a Mantova” diceva De Donno nell’audizione in Senato a Maggio. “È un trattamento democratico che ha salvato tante vite”. “Io dico sempre che faccio l’idraulico: sono i donatori che fanno una grande parte.” “Abbiamo arruolato 48 pazienti e di questi 46 sono guariti. Tutti quei pazienti arruolati sono stati dimessi e stanno a casa loro.”
Per un suo collaboratore stretto, la serenità il medico eroe l’aveva in realtà persa più recentemente, “da ottobre non era più lui, aveva un’ombra dentro, negli ultimi giorni aveva lo sguardo assente, c’era qualcosa che non andava. Era stato lasciato solo, verso di lui c’era molta invidia e lui soffriva molto gli attacchi nei suoi confronti”.