“La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma”.
Le parole furono pronunciate dal dottor Giuseppe De Donno il 15 giugno 2020. E proprio nei giorni che precedono le dimissioni del dottor De Donno, accadde qualcosa di strano. Che probabilmente ha portato alla sua crisi esistenziale.
Infatti proprio a Mantova, e proprio nell’ospedale dove De Donno ha iniziato le sue sperimentazioni, viene deciso da parte della Asst di Mantova la costruzione di una banca del plasma. Tra i nomi scelti alla conduzione non compare il dottor De Donno.
Non si saprà mai cosa ha portato alla disperazione De Donno a tal punto da portarlo a fare un gesto del genere, ma forse qualcuno deve porsi delle domande.
“Vado giù a studiare”
Sono state le ultime parole pronunciate dal dottor De Donno prima di suicidarsi. Ma sulla vicenda De Donno i particolari sono essenziali e ne spuntano dei nuovi ogni giorno che passa. E infatti la Procura ha aperto un’inchiesta, come abbiamo raccontato, per omicidio colposo. Non si esclude, dunque, che il medico sia stato indotto al suicidio.
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Il padre della cura col plasma iperimmune contro il Covid, però, non ha lasciato nessun biglietto per spiegare la regione del suo gesto, né nel suo studio e nemmeno in casa. Elementi che contribuiscono ad alimentare l’ipotesi che terzi abbiano alimentato il gesto del dottore.
Nel giorno del suicidio, il medico si trovava a casa con la moglie e i figli.
Qualche istante dopo che la moglie era uscita, De Donno avrebbe trovato un pretesto per allontanarsi dai ragazzi. Sarebbe stata sua figlia, 20enne consigliere comunale nella città di residenza, a trovare il padre ormai privo di vita. Quando la moglie è tornata a casa, per lo pneumologo non c’era già più nulla da fare.
De Donno lottava da tempo contro una malattia, che però curava con dei farmaci. Infine la delusione per la bocciatura della sua cura col plasma e i conseguenti attacchi sui social pare avessero minato la sua salute.