Il magistrato aveva condotto indagini a Palermo e a Lodi, dove seguì lo scandalo delle piscine che coinvolse l’ex sindaco Uggetti. Le prime indagini riferiscono che il pm si sia suicidato.
La salma, trovata lunedì sera, era già morta da più di tre giorni.
A perdere la vita è stata Laura Siani, 44 anni, magistrato in forza alla Procura di Lecco, dove aveva preso servizio all’inizio di marzo. A trovare il cadavere è stato un collega preoccupato perché non riusciva a mettersi in contatto con lei.
I soccorritori, entrati nell’appartamento di una palazzina nel centro del capoluogo lariano, non hanno fatto altro che constatare la morte del giudice. Al momento l’ipotesi più accreditata, per le modalità di rinvenimento del cadavere, è quella di un gesto volontario. Sul posto sono intervenuti i carabinieri insieme al procuratore capo Antonio Chiappani.
Chi era Laura Siani
Laura Siani era nata a Sesto San Giovanni, figlia del noto musicista e compositore Dino Siani e sorella di Giorgio Siani, ex sindaco di Mandello del Lario. Siani è stata la moglie dell’allora procuratore di Sondrio, Fabio Napoleone magistrato consigliere del Csm, che dopo l’esperienza in Valtellina è ora sostituto procuratore generale a Milano.
Il magistrato era arrivato a Lecco da Palermo dove per due anni aveva coordinato numerose inchieste della Direzione Investigativa Antimafia. Ancor prima aveva vissuto a Lodi, dove aveva preso parte all’inchiesta che portò poi all’arresto del sindaco del capoluogo Simone Uggetti e di un avvocato con l’accusa di turbativa d’asta.
Da poco tempo la Siani era subentrata alla dottoressa Zannini, trasferita a Parma. Dopo che la polizia scientifica dei carabinieri ha terminato i rilevamenti sul luogo della tragedia, il corpo del magistrato è stato trasferito alla camera mortuaria dell’ospedale del capoluogo di provincia. L’ex procuratore capo Antonio Chiappani si è detto distrutto per la tragica perdita. Le verifiche sono state affidate alla polizia scientifica e ai carabinieri di Lecco. Ancora da capire l’esatta dinamica della morte ma, secondo quanto filtrato, si sarebbe potuto trattare di un tragico gesto volontario.
L’inchiesta sulle piscine comunali
A Lodi dove si occupò dell’indagine che portò all’arresto del sindaco Simone Uggetti con l’accusa di turbativa d’asta per un bando relativo all’assegnazione della gestione delle piscine comunali. Uggetti, condannato nel novembre del 2018 in primo grado a 10 mesi di reclusione e 300 euro di multa, è in attesa del processo di appello.
Gli investigatori, all’epoca, parlarono di un appalto cucito su misura per la società sportiva “amica”, in modo da escludere le altre contendenti. Il sindaco di Lodi, Simone Uggetti (Pd), fu arrestato dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Lodi con l’accusa di turbativa d’asta in relazione all’appalto per la gestione delle piscine comunali scoperte, in via di aggiudicazione alla società Sporting Lodi. Uggetti è nativo di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), fin da giovanissimo è esponente della sinistra giovanile lodigiana e, dopo essere stato consigliere comunale per la città di Lodi dal 1995 al 2005, è stato dal 2005 al 2013 assessore all’Ambiente, Urbanistica, Mobilità Sostenibile e Attività Produttive nelle due giunte comunali di Lodi guidate da Lorenzo Guerini. È stato eletto sindaco di Lodi il 10 giugno 2013 al ballottaggio con il 53,62% dei voti.
L’indagine – confermarono il procuratore capo facente funzioni di Lodi Sara Mantovani e il pm titolare dell’inchiesta Laura Siani – partì due mesi prima grazie alle segnalazioni di un dipendente del Comune, che si accorse che qualcosa nella gestione della gara non andava. “La turbativa – affermò la Mantovani – si era realizzata attraverso il confezionamento del bando con l’espresso riconoscimento di punteggi che potessero favorire la società Sporting Lodi SSD e garantire il buon esito dell’appalto.
La collusione tra il sindaco e l’avvocato Marini era volta all’aggiudicazione del bando alla società Sporting, che alle spalle aveva la Wasken Boys (storica società sportiva di Lodi) che di fatto avrebbe gestito il servizio con l’aggiudicataria ma che si preferiva non far figurare in quanto più nota al pubblico e dunque suscettibile di attirare maggiori critiche e controlli”. A inchiodare la “joint venture” tra Uggetti e Marini intercettazioni telefoniche e controlli su computer privati e del Comune.
L’inchiesta sul crollo del ponte Annone Brianza
Mercoledì Laura Siani sarebbe dovuta comparire in aula per l’udienza di rinvio a giudizio degli indagati nell’inchiesta per il crollo del ponte di Annone Brianza, fascicolo che le aveva affidato Chiappani in partenza per la Procura di Bergamo. Avrebbe dovuto trovarsi con i colleghi per discutere il procedimento, ma da venerdì scorso non rispondeva più al telefono.
Il disastro ad Annone avvenne nel 2016. Il ponte sulla SS36 crollò e provocò un morto e il ferimento di altre 4 persone. Il ponte cedette sotto il peso di un camion che stava trasportando un carico di bobine di acciaio. Il mezzo pesante e un’altra auto che lo seguiva piombarono sulle corsie sottostanti della Statale 36. Nel precipitare il mezzo pesante cadde su un veicolo che viaggiava lunga careggiata sud (direzione Milano). Mentre un’altra autovettura in transito sulla carreggiata opposta rimase schiacciata sotto la struttura in cemento del ponte crollato. Da quanto emerse alcuni tecnici di Anas erano presenti in prossimità del cavalcavia per effettuare dei controlli a seguito della caduta di alcuni calcinacci. L’Anas disse di aver sollecitato la Provincia perché provvedesse all’immediata chiusura del tratto di Provinciale.
L’inchiesta, condotta dal Procuratore Capo Antonio Chiappani e dal Pm Andrea Figoni, si concluse con la richiesta di rinvio a giudizio per sei posizioni.
Le inchieste di mafia
Diverse le inchieste che hanno portato la firma del pm Siani. Aveva infatti partecipato alle indagini sulla presunta truffa sulle protesi all’ospedale Civico, con cui il 23 gennaio era stato arrestato anche il direttore della Neurochirurgia, Natale Francaviglia. Il pm Siani aveva lavorato anche al blitz che, l’8 febbraio, aveva colpito il clan dell’Arenella, in particolare con l’arresto del boss Gaetano Scotto.
In passato si era occupata anche dell’inchiesta – poi archiviata – a carico del deputato regionale Edy Tamajo, inizialmente accusato di associazione a delinquere e corruzione elettorale. Un fascicolo nato da alcune intercettazioni in cui si parlava di voti comprati per 25 euro, ma poi Tamajo era stato scagionato. Siani aveva anche sostenuto l’accusa in uno dei filoni processuali sulle così dette “spese pazze” all’Ars. A maggio dell’anno scorso, nell’ambito di un’inchiesta su buoni fruttiferi postali aveva fatto arrestare alcuni presunti prestanome del clan di Brancaccio.
Su tutt’altro fronte il lavoro del magistrato si era concentrato su una presunta banda di finti dietologi che, in un’associazione di Cruillas, in cambio di denaro avrebbero prescritto cure dimagranti a base di integratori alla frutta e alle erbe. Una truffa stimata in circa 130 mila euro.