Il regime orchestrato da Giovanni Toti durante quasi due decenni di governo è stato descritto come un meccanismo di straordinaria efficacia da parte della giudice Paola Faggioni, incaricata delle indagini preliminari che hanno portato all’isolamento del politico.
Giovanni Toti alle urne: “Vediamoci sul tuo yacht, ho bisogno di una mano”. Tale sistema, spesso paragonato al virtuosismo di un abile stratega, ha dimostrato di poter “sbloccare”, “risolvere”, “favorire” o “contribuire a autorizzare” decisioni amministrative altamente vantaggiose. Tuttavia, le parole della magistratura dipingono un quadro desolante: sembra che, al fine di ottenere o confermare la propria carica politica, Toti abbia ceduto la propria integrità e responsabilità istituzionale in cambio di finanziamenti, abdicando così a doveri fondamentali.
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Le occasioni di arricchimento illecito in Liguria non mancano, come sottolineato dalla giudice: il rinnovo delle concessioni, la trasformazione dello status giuridico di spiagge pubbliche, la rimozione di ostacoli burocratici nelle strutture regionali e l’assegnazione di ulteriori concessioni rappresentano solo una parte delle opportunità sfruttate a proprio vantaggio.
Secondo l’accusa della Procura di Genova, l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e suo figlio Roberto avrebbero versato fino a 74.000 euro al Comitato Giovanni Toti o finanziato cene elettorali per il presidente arrestato, in cambio di favori politici. Di fronte a interessi di portata ben più ampia, come gli affari portuali e le lucrose concessioni di terreni, emerge il contrasto tra i piccoli interessi finanziari e i grandi giochi di potere. Toti stesso, in conversazioni intercettate con l’ex presidente del porto Signorini, si è lamentato delle pressioni esercitate da Spinelli e Gianluigi Aponte, magnati del settore portuale, che avrebbero influenzato le sue decisioni.
Le riunioni riservate che decidono il destino di intere regioni hanno luogo in ville private o a bordo dello yacht di lusso di Spinelli, ormeggiato nella Marina di Genova. Il rituale si ripete ciclicamente: durante periodi elettorali, Toti e Spinelli si incontrano per scambiarsi favori, senza troppi giri di parole. Questo modus operandi, basato sulla reciproca convenienza, si traduce in accordi sottobanco e scambi di gentilezze, come la celebrazione dei successi politici di Toti o la richiesta di lussuosi pranzi a base di caviale da parte di Spinelli.
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Nonostante Toti si mostri sereno all’atto del suo trasferimento agli arresti domiciliari, il suo avvocato sostiene che tutte le azioni del politico rientrano nell’ambito di una legittima attività amministrativa a beneficio dell’interesse pubblico. Tuttavia, le prove raccolte dalla Procura di Genova dipingono un quadro ben diverso. Non solo le accuse riguardano le transazioni con Spinelli, ma coinvolgono anche il cerchio ristretto di collaboratori di Toti, tra cui il suo braccio destro Matteo Cozzani e i dirigenti di Esselunga. In una conversazione intercettata con l’ex ministro Renato Brunetta, un membro del consiglio di amministrazione di Esselunga ammette apertamente l’influenza di Toti sulla decisione di commercializzare il vino del politico nei supermercati della catena.
La conclusione delle indagini ha portato all’isolamento di Toti nella sua dimora ad Ameglia, con la giudice che ritiene impossibile lasciarlo indagare in libertà. Il rischio che Toti possa commettere altri gravi reati simili a quelli contestati, soprattutto in vista delle prossime elezioni, è considerato troppo elevato per consentirgli di rimanere libero.