Nel cuore di Palermo, una folla si riunisce per commemorare la vita e il sacrificio di Vincenzo Agostino.
Funerale Vincenzo Agostino. Tra il dolore della perdita e la determinazione per la ricerca della verità, si staglia la figura dell’arcivescovo Corrado Lorefice, che con parole incisive e pregnanti, rende omaggio alla memoria di un uomo che ha incarnato la resistenza contro il male dilagante.
Lorefice dipinge Agostino non solo come un individuo, ma come un simbolo vivente di speranza in una terra tormentata dalla mafia e dall’ingiustizia. La sua lunga barba bianca diviene un emblema di questa resistenza attiva e coraggiosa, un segno visibile della sua determinazione a non piegarsi di fronte alla violenza e all’oppressione.
L’arcivescovo descrive con eloquenza la notte oscura in cui Agostino e la sua famiglia sono stati strappati alla vita da un male che cerca di annientare tutto ciò che è buono e giusto. Tuttavia, la barba di Agostino rappresenta anche la luce nella notte, i suoi occhi che penetrano l’oscurità e attendono fiduciosi l’irrompere della verità.
Ma ora, con la scomparsa di Agostino, è giunto il momento per gli altri di assumere il testimone della sua lotta.
Lorefice esorta la folla a non lasciarsi sopraffare dalla disperazione o dall’indifferenza, ma a continuare a vegliare nella notte, a porre domande e a lottare per una società giusta e solidale.
L’arcivescovo conclude il suo discorso con un appello alla continuità nella battaglia contro il male. Mentre Agostino ha terminato la sua fatica, ora è compito di coloro che rimangono portare avanti la sua eredità di speranza e coraggio.
Le parole di Lorefice risuonano come un richiamo alla responsabilità e alla determinazione, un invito a non dimenticare il sacrificio di coloro che hanno combattuto per la giustizia e la verità. In un momento in cui la lotta contro la mafia e la corruzione continua, esse rappresentano una guida preziosa per coloro che si battono per un futuro migliore.