“Francesco Lo Voi è stato magistrato a Palermo e in quel momento è capo di Eurojust, a Bruxelles. Si tratta di un’agenzia europea per la cooperazione giudiziaria tra Stati membri.”
A dirlo è Luca Palamara nel suo libro. Il capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, viene tirato in ballo per far luce sulla sua carriera. Lo Voi sta processando il leader della Lega Matteo Salvini nell’ambito dell’inchiesta su Open Arms.
La nomina di Lo Voi avviene nel dicembre del 2014. Un ruolo che sarebbe dovuto andare a un altro magistrato, ovvero a Guido Lo Forte. Ma l’allora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, avrebbe cambiato il corso degli eventi.
“Pignatone sente puzza di bruciato e nonostante sia molto amico di Lo Forte cambia cavallo. Mi convoca e mi dice: ‘Si va su Lo Voi'”.
Secondo Palamara la decisione di Pignatone dipende da una circostanza. Lo Forte veniva considerato magistrato sostenitore dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia che lambisce il Quirinale con a capo Giorgio Napolitano.
Dunque, Francesco Lo Voi sarebbe stato nominato capo della Procura di Palermo pur avendo meno titoli. Nel curriculum non aveva né il ruolo di procuratore aggiunto né capo della Procura rispetto agli altri candidati come Guido Lo Forte e Sergio Lari.
“Se il Sistema aveva deciso una cosa, quella doveva essere. Durante il plenum le parole più vere furono pronunciate da un magistrato autentico e genuino, il consigliere Nicola Clivio, finito al Csm quasi per caso”.
Proprio in quell’occasione Clivio disse:
“Signori sono venuto a Roma per vedere come funziona il potere. Non avrei mai detto che Lo Voi, che ha molti meno titoli degli altri, potesse vincere la sfida per Palermo. Oggi l’ho capito come funziona il potere e sono rimasto sconvolto”.
Il rinvio a giudizio di Salvini
La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del leader della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. I fatti contestati risalgono al periodo di agosto 2019 quando l’ex titolare del Viminale adempieva ad una legge dello Stato e ad una volontà politica ratificata dagli elettori.
I magistrati, dal bunker del carcere l’Ucciardone di Palermo, contestano a Salvini una condotta criminale. Per logica, la vittima di un sequestro non dovrebbe avere la disponibilità di alternative essendo obbligato a rimanere vincolato in un luogo. Eppure, la nave della Ong spagnola Open Arms, durante i giorni in cui stazionava senza autorizzazione nelle acque marittime italiane, rifiutava il porto sicuro nelle isole Baleari concesso dalla Spagna e osteggiava il trasbordo dei migranti affinché fossero trasferiti nello Stato iberico. Dunque, Open Arms godeva della facoltà di scegliere itinerari di navigazione . Il leader del Carroccio operò nel perimetro delle leggi all’epoca vigenti e in sintonia di un indirizzo politico “collegiale”.
Tanto è vero che i meriti di quella politica di lotta agli sbarchi clandestini vennero più volte avocati dagli ex colleghi di maggioranza di Salvini.