Siamo nel 2013. A quel tempo la Lega Nord studia come creare un trust su cui far confluire il patrimonio del partito. L’obiettivo è quello di svuotare i conti correnti bancari in modo che gli inquirenti non trovassero traccia dei soldi legata alla vicenda dei 49 milioni spariti.
In questi giorni su di essa lavorano la Procura e la Guardia di Finanza di Genova. Agli atti il procedimento sulla compravendita del capannone fatto dall’Immobiliare Andromeda e ceduto a Fondazione Lombardia Film Commission.
Lega, i commercialisti arrestati: “Faremo altre operazioni”
Adesso i magistrati e gli investigatori cercano di capire se parte dei 49 milioni spariti siano finiti in quel trust. Al vaglio un bonifico di quasi 19 milioni di euro. È il 9 gennaio 2013. Il notaio Angelo Busani telefona all’avvocato Domenico Aiello:
Busani: “Tu hai paura di azioni esecutive?”.
Aiello: “Una l’abbiamo appena subita per circa 3 milioni. Era un ricorso per decreto ingiuntivo.. prestazioni professionali erano.. Era, tra l’altro, un dirigente della Lega..”.
I finanzieri spiegano che si tratta di Matteo Brigandì, avvocato ed amico del Senatur. E però l’avvocato frena rispetto alla proposta di Busani.
Aiello: “No, prima devo capire la bontà dell’ingegneria..”.
Busani: “Domenico, la bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega e vaffaunbagno, se fanno l’esecuzione non li trovano!”.
Chi è Aiello? Il difensore legale di Roberto Maroni, segretario del Carroccio fino al dicembre 2013. “Busani -spiega Repubblica– è il notaio dello studio associato Busani-Ridella-Mannella di Milano, da cui il 5 luglio 2018 parte il bonifico di 18milioni e 744mila euro in favore di un altro notaio, Mario Grandi anche lui milanese. Altro incrocio investigativo: quest’ultimo ha firmato i due rogiti di compravendita tra Immobiliare Andromeda, Paloschi Srl e Film Commission.“
Siamo al 5 luglio 2018. Grandi fa partire un bonifico di pari cifra verso la Bailican Ltd, società di Cipro con conti a Basilea, e Merchant Trust riconducibile ad una società avente sede nelle isole Cayman. Il socio di maggioranza della Bailican è Serhiy Tihipko, ex primo ministro ucraino e delle Finanze.
Il milione dalla Regione
Nel 2015 un milione parte anche dalla Regione Lombardia e finisce alla Fim Commission (LFC) guidata da uno dei commercialisti della Lega, Alberto Di Rubba, suscitando lo stupore di funzionari della Regione e manager.
“Un conto è dare fondi alla Scala o al Piccolo che sono istituzioni antiche, ma a me sembrava un’operazione eccessiva”, dice la manager dell’assessorato alla Cultura, Graziella Gattulli. Di quel milione della giunta leghista guidata da Maroni, in LFC in quel momento nessuno sa che farne. “Il contributo non era stato dato per acquistare alcunché – mette a verbale l’ex dg dell’assessorato regionale alla Cultura Sabrina Sammuri -. Era un contributo straordinario per rafforzare il patrimonio. La delibera venne approvata in giunta su proposta dell’allora assessore”. Era Cristina Cappellini, allora 37enne, nominata due anni prima pur non avendo esperienza politica. “Ho seguito Maroni quando è diventato segretario della Lega – dice ai magistrati Eugenio Fusco e Stefano Civardi -. Ho collaborato alla sua campagna elettorale. Quando diventa governatore, mi nomina assessore. È stata un’opportunità calata dall’alto, che mi ha colto di sorpresa, non ambivo a esperienze politiche ma più a incarichi tecnico legislativi”.
“Di Rubba, uomo di Salvini”
Cappellini ricostruisce la genesi della nomina di Di Rubba a presidente di LFC. “Il suo nome me lo fa Giulio Centemero, in pratica Di Rubba veniva dall’entourage di Salvini. E gli incarichi che riceveva ne erano la dimostrazione”. La nomina provoca un “malcontento generale – ricorda Erminia Ferrari, allora nel cda di LFC – per un commercialista totalmente ignaro del settore audiovisivo. Di Rubba non si è mai fatto vedere a festival o inaugurazioni”. Poco dopo arriva “l’incarico a Michele Scillieri, per occuparsi della contabilità. Io non l’ho mai visto”.
Mancanza di un progetto
A richiedere i fondi è Di Rubba. Per questo in LFC nessuno sa cosa farne. “Sono rimasti bloccati per un lungo periodo – ricorda Ferrari – Di Rubba continuava a dir che non potevano essere usati, ma poi da un giorno all’altro ha comunicato di volerli usare per acquistare un cineporto. Io ho sollevato diverse obiezioni. Acquistare un cineporto per non farci niente? LFC non faceva nulla, se non espletare le minime funzionalità della sua missione. Quando ho saputo che era a Cormano, mi sono nuovamente opposta: lontano dalla città, in una zona trafficata e non servita, poco attraente per le produzioni. E in più da ristrutturare”.
La consulenza
Scaduto il mandato, Di Rubba cerca di assegnarsi una consulenza da 70mila euro annui, d’accordo col nuovo presidente Farinotti. Un piano a cui si oppone la docente della Bocconi Paola Dubini, nel cda di LFC. “Quel compenso era assolutamente sproporzionato, non potevamo permetterci una spesa del genere. Ho fatto notare che spendendo più di 30mila euro non avremmo avuto risorse per le attività. Di Rubba ha poi rinunciato”.