I quattro dell’Apocalisse ce l’hanno fatta. Quelli che si definiscono riformisti, in fondo, non lo sono fino in fondo per via della contraddizione che portano già solo nel nome del partito: “Conservatori e Riformisti”.
Flixbus: l’emendamento voluto dai Conservatori e Riformisti che blocca la libera concorrenza
Il partito guidato da un altro dei professionisti della politica, Raffaele Fitto, ha tranciato le gambe alla startup tedesca Flixbus con un vero e proprio emendamento “ad aziendam”.
Il codicillo è stato inserito nel testo alla Camera e, per via dei tempi stretti, non potrà essere più modificato al Senato. L’unico che potrebbe intervenire sulla questione è il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
L’attacco a Flixbus ha fatto arrossire per la vergogna persino il relatore alla Camera del decreto Milleproroghe, Andrea Mazziotti, che lo ha definito una “figuraccia italiana”.
Il motivo è che l’emendamento presentato dal partito di Fitto, con le proroghe non c’entra nulla. L’emendamento è stato presentato per ostacolare l’attività dei bus low cost, né più né meno.
E, ovviamente, a pagarne di più il prezzo sono le centinaia di migliaia di persone che hanno finora scelto Flixbus in alternativa a treni o aerei. Un testo di legge in cui si prevede, come abbiamo già riportato, che solo gli operatori del trasporto, e non piattaforme digitali, possano ottenere l’autorizzazione a operare quelle tratte.
Il blocco fa sorridere l’Anav, l’associazione dell’autotrasporto viaggiatori, la concorrenza.
Il trasporto passeggeri sulle tratte tra Regioni diverse, da Bari a Roma o da Milano a Venezia, non è più affidato dal ministero in concessione, ma su autorizzazione. All’epoca, la prima società internazionale a portare in Italia tariffe super scontate è stata l’inglese Megabus, con i suoi pullman blu. Dopo circa un anno e poco più, in Italia è arrivata la tedesca FlixBus, con un modello diverso: non possiede mezzi, ma si appoggia a società di trasporto locali, al momento circa 50, assicurando la parte logistica, di prenotazione e di marketing.
Un approccio vincente: in 16 mesi FlixBus, presente in 20 Paesi, ha trasportato 3 milioni di italiani, collegando 120 città, e finendo per acquisire le attività in Europa continentale di Megabus. L’emendamento passato impone che possano ottenere l’autorizzazione a operare solo raggruppamenti di impresa il cui capogruppo, in questo caso Flixbus, esegue come attività principale di trasporto.
“Operiamo all’interno di una normativa ben definita del ministero dei Trasporti e abbiamo ricevuto l’autorizzazione anche dell’Antitrust”.
A dirlo è Andrea Incondi, responsabile di FlixBus in Italia. Per l’azienda ciò che è avvenuto al Senato è “blitz contro la concorrenza”. E lo stesso Incondi fa notare alcune coincidenze.
A presentare l’emendamento sono stati quattro senatori del gruppo Conservatori e riformisti, Lucio Tarquinio, Francesco Bruni, Luigi D’Ambrosio Lettieri e Luigi Perrone, parlamentari eletti in Forza Italia e fuoriusciti per aderire al movimento del pugliese Raffaele Fitto.
Pugliese è anche il presidente di Anav, l’associazione autotrasporto viaggiatori, Giuseppe Vinella, che, guardacaso, con la propria azienda Marozzi, opera sulla stessa tratta in cui opera Flixbus, ovvero la Bari-Roma.
Le motivazioni addotte dai proponenti sono le stesse del sindacato Cgil: aumento della trasparenza e garanzia della qualità del servizio e della concorrenza.
“Attuiamo delle politiche di prezzo dinamico, come le compagnie aeree low cost, e questo ci permette di riempire i bus” ribadisce ancora una volta Incondi.
“Per il resto le regole del ministero già prevedevano requisiti di qualità su personale e mezzi, che sono quelli di tante aziende di pullman anche loro iscritte all’Anav.”
Dunque che fare? L’idea potrebbe essere che quei tre milioni di persone che utilizzano Flixbus andassero a Montecitorio a dare una svegliata a chi tenta di rappresentarci: con tende e megafoni.