Appena dopo la pubblicazione del nostro articolo sull’eventuale coinvolgimento di ‘Repubblica’ e di Giuseppe Caporale nella produzione del film ‘Una camera per due’, il giornalista abruzzese ci ha sferrato un attacco attraverso la sua pagina Facebook.
Appena dopo la pubblicazione del nostro articolo sull’eventuale coinvolgimento di ‘Repubblica’ e di Giuseppe Caporale nella produzione del film ‘Una camera per due’, il giornalista abruzzese ci ha sferrato un attacco attraverso la sua pagina Facebook.
“C’è uno stalker mitomane che da alcuni mesi mi perseguita su internet” scrive Caporale su Facebook. E aggiunge:”Scrive le peggio cose inventadosele di sana pianta…L’ultima che ha scritto è che secondo lui sarei l’organizzazione di uno pseudo film sulla vicenda Chiodi – Marinelli. E ci sarebbe addirittura da ridere se la storia non facesse piangere. A parte che la vicenda in questione e’ di una tristezza infinita (e sulla quale sarebbe meglio stendere un velo pietoso…) ritengo che chiunque stia producendo questo filmetto sia peggio dei protagonisti.
Detto questo domani provvedo a denunciare lo stalker”.
Insomma, per la firma di ‘Repubblica’ se qualcuno ha in mano una notizia deve stare attento a pubblicarla perché, altrimenti, potrebbe passare per uno stalker.
Anche se Caporale ci è andato giù pesante con le dichiarazioni al punto che il nostro ufficio legale sta valutando l’ipotesi di tutelare la nostra immagine, non è questo che ci interessa. La cosa che vorremmo capire è come mai il giornalista ha replicato in questi termini al nostro articolo senza scegliere, ad esempio, una strada più elegante. Il regista del film ha dimostrato spessore e carattere postando, poco dopo la pubblicazione dell’articolo, una sua replica. Ci chiediamo: anche ammettendo che la notizia da noi data fosse stata assolutamente falsa, perché definirci stalker, mitomani, ecc.? Dobbiamo forse credere che solo ad alcuni professionisti della comunicazione è data la possibilità di pubblicare storie e racconti o, cosa che non abbiamo mai fatto, chiamare a tutte le ore ‘imputati’ per cercare notizie? Può essere. Caporale è andato oltre. Non solo ha offeso l’autore dell’articolo apparso ieri su Zone d’Ombra tv ma ha usato parole dure anche nei confronti di Gianfranco Marrocchi, il regista del film, definendolo “peggio dei protagonisti”. Anche qui ci chiediamo: un film, rispetto ad un articolo di giornale che racconta nei minimi particolari questioni che hanno poco o nulla a che fare con un interesse pubblico, puo’ essere considerato ‘figlio di un Dio minore’?
IL REGISTA:”IL FILM LO PRODUCO CON I MIEI RISPARMI”
Ieri sera abbiamo ricevuto la precisazione del regista.
“Cari amici di Zone d’Ombra – scrive Gianfranco Marrocchi – mi dispiace dover demolire le vostre ipotesi ed affermazioni fantasiose, desituite, vi garantisco, di qualsiasi veridicità. Il film ‘Una camera per due’ non gode del finanziamento del sig. De Benedetti, editore di ‘Repubblica’, tantomeno dell’aiuto finanziario del dott. Pierangeli, che io conosco personalmente, ma del quale ho ben noti il prestigio e la stima delle quali gode in ambito sanitario, e non solo in tale ambito”. Poi prosegue:”A coordinare questa operazione cinematografica, che a voi puo’ sembrare sospetta (ma tale non è), non c’è neanche il sig. Giuseppe Caporale, che io conosco personalmente solo perché, insieme a lui, ho creato, oltre 15 anni fa, il periodico abruzzese ‘La dolce vita’, del quale sono stato anche il suo primo direttore. Il denaro necessario a produrre il film-inchiesta, cari amici, ci crediate o meno, proviene solo dagli ultimi miei risparmi di fotogiornalista, che ho ritenuto opportuno, forse con poca avvedutezza ed un pizzico d’incoscienza, investire nel prodotto multimediale che, nei prossimi giorni, vedrà il suo primo ciak. Che dirvi di più? Mi auguro che, nonostante il film non sia prodotto dall’editore di ‘Repubblica’, voi possiate nei prossimi giorni supportarlo con la vostra testata online, che io leggo da tempo ed apprezzo in modo particolare. Sono comunque a vostra disposizione per eventuali altri chiarimenti in merito. Io non temo la verità, mentre altre persone, probabilmente le stesse che vi hanno fornito le false informazioni, amano la menzogna, che per loro è il pane quotidiano ed il mezzo per fare carriera, anche in campo politico. Con simpatia e stima”.
E noi auguriamo a Marrocchi tutto il bene del mondo e che possa ottenere tutte le soddisfazioni lavorative che desidera. Siamo pronti, ovviamente, ad intervistarlo e a mettere online il suo documento filmico.
A nostro parere l’unica persona che ha avuto poca avvedutezza in questa vicenda è stato Caporale che, pubblicando il suo sfogo su Facebook, ha permesso altri commenti al vetriolo nei nostri confronti al sapore di minaccia.
ZdO