Tutto è partito con un articolo di Viviana Bazzani sulla Gazzetta di Milano in cui l’autrice criticava il metodo Brumotti per sconfiggere lo spaccio nei quartieri difficili d’Italia. L’ex poliziotta critica Brumotti e si scatena l’ironia di Striscia.
“Il ciclista ‘saltatore’ più famoso d’ltalia – scrive Bazzani – non comprende, a nostro parere, che non basta suonare la trombetta da Stadio per scoraggiare lo spaccio. Diamo fiducia e facciamo lavorare chi da anni riesce con difficili indagini a tagliare la testa di chi crea queste associazioni a delinquere.” Poi, aggiunge l’autrice del pezzo, “Il problema spaccio, francamente, non si risolve attraverso rischiosi e banali reportage” ma deve essere gestito dagli “uffici di competenza avendo ben chiaro che, ogni blitz delle forze dell’ordine, affida alla giustizia molti mandanti e spacciatori”.
L’ira di Striscia
Tanto è bastato per scatenare l’ironia della redazione di Striscia:“Invece di dubitare della buona fede di Brumotti, insinuando che sia solo questione di ego, cara Bazzani, vada lei a farsi un giro nelle piazze di spaccio, nei boschetti o nelle stazioni, tocchi con mano il degrado e lo racconti in prima persona ai suoi numerosi lettori. Mostri di che pasta sono fatti i reporter “veri”, quelli che si consumano le scarpe e non i pantaloni seduti su di una sedia. E se lo fa ci avvisi. Basta un colpo di trombetta!”.
La replica
La replica della Bazzani non si è fatta attendere. Su Facebook l’ex poliziotta scrive: “Gentile Antonio Ricci, mi hanno sempre insegnato, partendo da mio padre e successivamente da capo redattori e autori televisivi, che il documentarsi su un avvenimento o su una persona è il primo ‘elementare’ passaggio per un Ufficio Stampa”. Poi precisa: “nel lontano 1985 fui tra le prime 200 donne ad entrare nella Polizia di Stato e tra le prime 20 a far parte del Reparto Volanti della Questura di Roma. Sono stata l’unica donna poliziotto nella scorta romana del Giudice Giovanni Falcone fino a due ore prima di quel Sabato 23 maggio del 1992 dove Capaci divenne tristemente protagonista. Nel 2000 rimasi gravemente ferita durante una rapina in atto tra bande di Albanesi, riportando la totale perdita visiva all’occhio sinistro per un pugno di ferro ricevuto in pieno volto.
Nel 2007 riformata per causa di servizio e da pochi mesi mi è stata riconosciuta l’onoreficenza di” vittime del dovere” (in Italia siamo pochissimi). Non voglio aggiungere altro sul mio percorso lavorativo perché ci sarebbe tanto da dire ma io non amo raccontarmi.
La saluto cordiale e non al suono di una trombetta ma, semmai, di sirena della volante pronta sempre a rischiare la vita.”