Momenti difficili per direttori e dirigenti della più grande macchina da guerra italiana. Dopo aver seminato morte e distruzione, i tribunali continuano a condannare la più grande illegalità (dopo Ustica, Piazza Fontana, ecc.) voluta dallo Stato italiano. di Antonio Del Furbo
Strano che, questo “orgoglio” italiano, sia ancora rappresentato da uno come Attilio Befera. Questo galantuomo della finanza italiana, voluto da destra e sinistra, da Pd e Pdl, ha ottenuto un altro incarico che si va ad aggiungere alle altre centinaia che la politica e la finanza gli hanno regalato. Da fine estate questo fringuello dell’economia che conta ma che non produce nulla gestirà anche la riforma del catasto. Nonostante le entrate tributarie siano calate e l’evasione fiscale non sia manco stata scalfita lontanamente, l’imperatore è stato riconfermato e promosso, forse, per la gran capacità avuta nell’uccidere migliaia di piccole e medie imprese. Un personaggio messo a far rispettare la legge ma che la legge, lui stesso, non rispetta. Befera ha infatti superato l’età massima per i dipendenti pubblici ma, a quanto pare, il decreto legislativo del 2001 al rampollo della finanza i governanti non l’hanno applicato. C’è da meravigliarsi? Non crediamo proprio visto che in Parlamento abbiamo polli da batteria che eseguono gli ordini di lobby. Il fisco italiano, come da più parti è indicato, è totalitario. Befera, in sostanza, accerta, impone e riscuote. Fa tutto lui. Perché non farlo diventare anche presidente della Repubblica? Sarebbe un’idea. Si tratterebbe di capire, tra le altre cose, come uno Stato possa distribuire fondi alle start up sapendo che dopo due anni i giovani saranno costretti a chiudere la baracca per l’impressionante peso fiscale da sopportare. E se invece “Lettino” e “Alfettino” facessero qualcosa di veramente utile per il Paese riformando in un colpo solo sistema fiscale e sistema bancario? E se i fondatori della nuova Democrazia Cristiana chiedessero conto alle banche dei fondi regalategli dalla BCE? Così tanto per dire.
Come sempre accade, di questi casi se ne deve occupare la magistratura che, forse, rappresenta l’ultimo baluardo di democrazia. Il Consiglio di Stato ha dichiarato che 767 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate sono illegittimi, quindi, tutti gli atti fiscali e delle cartelle esattoriali firmati da tali dirigenti sono nulli. Il Tar del Lazio, un anno fa, aveva bloccato le nomine a dirigenti, presso diversi uffici delle Agenzie delle Entrate, nei confronti di numerosi funzionari che, però, non avevano svolto il concorso previsto per legge e, quindi, erano privi dei relativi titoli a dirigenti. Di conseguenza, se il dirigente è privo di qualifica, anche l’atto da questi firmato è nullo. E, ancora, gli accertamenti nulli e nulle le cartelle esattoriali di Equitalia emesse sulla scorta dei primi. Lo Stato, però, per rimediare al disastro cerca, immediatamente, di riparare il danno con una sanatoria. Come dire: truffa su truffa. Con la sentenza di oggi i Giudici riaffermano ciò che aveva detto il Tar. Non solo: per gli stessi Giudici la sanatoria è incostituzionale. Il Consiglio di Stato, per evitare leggi e leggine truffaldine come solo i nostri politici sanno fare, ha chiamato dentro la Corte Costituzionale con l’invito a valutare se cancellare per sempre dall’ordinamento tale norma.
Traduzione: la politica, per tenere sotto scacco le liberalizzazioni, tiene tutto ingessato nominando poche persone a posti chiave. La magistratura tenta, su sollecitazione dei cittadini, di evitare e condannare tali abusi della politica. La prossima volta sarà il caso di votare, nelle urne, qualche magistrato?