Storie con un lieto fine ma che non risarciscono mai fino in fondo la dignità di una persona.
Giuseppe nel mentre che si accinge a sottoscrivere un mutuo, scopre di avere sulle spalle un’iscrizione ipotecaria che riguarda due cartelle esattoriali risalenti al 2001 e al 2002 per una somma, udite udite, di ben 476mila e 441 euro. Il punto è che a Giuseppe gli avvisi per quelle cartelle non gli sono mai state recapitate per un motivo molto semplice: Equitalia le aveva spedite ad un altro indirizzo.
L’uomo decide di lottare e così, ben presto, arriva la prima vittoria in Commissione tributaria provinciale nel settembre del 2008 e poi in Commissione tributaria regionale nell’ aprile del 2010.
Ora in Cassazione la condanna definitiva per il fisco. “L’Agenzia delle Entrate ha agito in evidente assenza del titolo a sostegno dell’ iscrizione a ruolo” spiegano i giudici, perché “il contribuente aveva presentato regolare domanda di condono“.
E non è finita qui, ovviamente. Nonostante il Fisco sapesse del condono, “ha comunque disposto l’iscrizione a ruolo, giungendo a disporre lo sgravio solo ad avvenuta instaurazione del giudizio e a ben 5 anni di distanza dalla richiesta di condono“. E Equitalia ha fatto di peggio, visto che “ha proceduto all’ iscrizione dell’ ipoteca pur avendo consapevolmente provveduto alle notifiche“ ad un indirizzo sbagliato.
Dunque, il Fisco “ha prima proceduto illegittimamente, in quanto fondata sulla notifica inesistente della cartella di pagamento, a richiedere l’iscrizione ipotecaria, e successivamente, nonostante lo sgravio da parte dell’Agenzia e l’ordine di cancellazione dell’ iscrizione di ipoteca legale, vi ha provveduto per un importo inferiore, gravando illegittimamente il contribuente dell’ onere dell’ iscrizione ipotecaria“.
Doppia fregatura. Inoltre, riporta il Tempo, “le cartelle di pagamento e la conseguenza iscrizione di ipoteca legale” devono essere considerate “illegittime” perché sono state notificate ad un indirizzo sbagliato.
Agenzia delle Entrate e Equitalia hanno prodotto una “condizione di sofferenza psicologica” che richiede un risarcimento: 15mila euro da pagare subito.