L’azienda a capitale pubblica continua a vessare e a spargere sangue indisturbatamente. Un’azienda illegale legalizzata da quattro straccioni che siedono in Parlamento e, tra l’altro, non eletti da nessuno, bracca di continuo i cittadini e li trasforma in sudditi. Quanti morti ancora?
L’azienda a capitale pubblica continua a vessare e a spargere sangue indisturbatamente. Un’azienda illegale legalizzata da quattro straccioni che siedono in Parlamento e, tra l’altro, non eletti da nessuno, bracca di continuo i cittadini e li trasforma in sudditi. Quanti morti ancora? La politica è indifferente perché impegnata alla sua autocelebrazione così come tutto l’apparato giornalistico che tiene, da sempre, stretta per i testicoli. Raramente apprendiamo di vere e proprie disgrazie che, questo ente abusivo per la legge umana, produce. Tutti responsabili: dal mandante Attilio Befera all’ultimo dei dipendenti. Tutti. A volte le belle notizie arrivano come abbiamo raccontato in Equitalia presa a sprangate dal Consiglio di Stato ma sono ancora poche. Purtroppo. Giuseppe Campaniello, un artigiano 58enne di Ozzano dell’Emilia, morì dopo nove giorni di agonia per essersi dato fuoco davanti all’Agenzia delle Entrate di Bologna. Era il 28 marzo del 2012 quando Campaniello decise di fare quell’atto estremo per la disperazione derivante dai suoi enormi problemi economici e dalle troppe tasse. L’uomo, prima del gesto, scrisse una lettera di suo pugno alla moglie e all’Agenzia delle Entrate, in cui spiegò, di aver pagato sempre tutto ciò che gli spettava. Nella lettera pregò l’ente di lasciar stare la moglie senza rivalersi su di essa. A un mese esatto dalla morte, la moglie Tiziana Marrone, organizzò a Bologna la prima marcia dei parenti delle persone che si sono tolte la vita per la crisi economica. “La mia battaglia – disse la vedova – non è solo la mia, è di tutti gli italiani che si trovano nella mia stessa condizione esoprattutto di quelle vedove, di quelle famiglie, che non sanno dove sbattere la testa per pagare questi debiti”. I governanti e questi falsi burattini che ogni giorno sfilano in tv come prostitute d’altro rango fecero qualcosa? Nemmeno una telefonata alla vedova per cercare una soluzione con il fisco. La donna disse pure che il Equitalia gli avrebbe chiesto il conto del marito. Manco a dirlo, un anno e mezzo dopo l’ente di riscossione coattiva presenta la cartella di 60mila euro alla donna. “Io non c’entro niente col lavoro di mio marito. Non ho i soldi per pagare quella cifra, al momento non ho un impiego” ha gridato la donna. La cartella fa riferimento a un cumulo di Irpef, Iva, addizionali regionali e imposte sulle attività produttive riferite a Giuseppe per il triennio 2005-2007. È disperata la donna che da Bologna si è trasferita in Abruzzo per accudire la mamma malata. “Vivo con la pensione di reversibilità di Giuseppe: 500 euro al mese” dice la donna. “Dovrei pagare questi debiti in virtù della comunione dei beni” aggiunge. I funzionari di Equitalia dicono che:”per cancellare il debito della signora Tiziana Marrone è necessaria una legge dello Stato”. Solo questo sono in grado di dire questi servi dell’ente vessatorio. Quando uno Stato deve fermarsi e non continuare a seppellire i cittadini in nome di una falsa legge? Se questa è legge allora lo Stato, con tutti i suoi uomini, è uno Stato criminale.
ZdO