Se l’abruzzese Ignazio Silone fosse ancora vivo forse oggi avrebbe scritto un libro dal titolo Energiamara, anziché usare il nome di un paese immaginario come Fontamara.
La vicenda che sto per raccontarvi ha infatti in comune gli stessi luoghi, gli stesi “cafoni”, lo stesso modus operandi e la stessa ingiustizia sociale. L’ “unica” differenza è che qui i luoghi non sono immaginari e la vicenda è tristemente vera.
Questa è la trama
Migliaia di persone, la maggior parte pensionati, vengono a conoscenza della possibilità di acquistare caldaie a pellet, climatizzatori o pannelli fotovoltaici, usufruendo di un bonus dello stato definito CONTO TERMICO. I negozianti si avvalgono di un tecnico che provvedeva ad inviare le pratiche per conto dei clienti all’Ente gestore incaricato dell’erogazione di tali incentivi pubblici.
A distanza di anni, nel marzo 2020 (in piena pandemia), un fulmine a ciel sereno si abbatte su quasi tremila famiglie tra Abruzzo e Marche, a cui viene recapitato l’annullamento degli incentivi CONTO TERMICO ottenuti diversi anni prima, per la precisione negli anni 2017-2018.
Infatti, le indagini rivelano che il tecnico aveva falsificato tutte le pratiche inviate al GSE all’insaputa dei clienti, falsificando fatture, bonifici, certificati di smaltimento e quant’altro senza timbri ufficiali, per un totale di diversi milioni di euro.
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In seguito al patteggiamento della pena il tecnico viene condannato per truffa ai danni dello Stato, mentre l’Ente inizia a recuperare le somme ai quasi 3000 poveri malcapitati.
Alle persone vengono recapitati decreti ingiuntivo del Tar Lazio che rigetta tutti i ricorsi contro l’annullamento nonché le opposizioni dei danneggiati che invocano la buona fede e una abbattimento della restituzione dell’intera somma. In alternativa, infatti, dovrebbero azionare la tutela risarcitoria davanti al giudice civile contro il tecnico, con ulteriore aggravio di spese e probabilmente inutilmente.
Per dirlo con le parole del giudice amministrativo “le conseguenze negative dell’operato del tecnico non possono ricadere sull’Amministrazione, bensì inevitabilmente sul ricorrente per il cui conto e nel cui interesse il tecnico in questione ha (foss’anche solo asseritamente) agito”.
Il succo della vicenda è che come in Fontamara, scoperto l’imbroglio i “cafoni” sono i balia di loro stessi e non resta che chiedersi “Che Fare?”, ma in silenzio senza fare troppo rumore…