Bruno Giangiacomo non è un personaggio qualunque ma bensì uomo di peso e molto conosciuto specie a Vasto (Ch) dov’è presidente del Tribunale dal 2015.
Il magistrato è stato pubblico ministero nel processo sulla Uno Bianca e, più recentemente, nell’inchiesta sul governatore Vasco Errani (poi assolto da ogni accusa). Il nome di Giangiacomo è un nome di peso soprattutto negli ambienti togati e il suo nome è uno di quelli sarebbe in grado di spostare l’asse politico del Csm a sinistra. L’attesa è per ottobre quando ci saranno le suppletive per sostituire i 2 pm costretti alle dimissioni quando, appunto, la corrente di Davigo, amatissima dai 5 Stelle, potrebbe avere il predominio nel plenum.
Perché l’attenzione è spostata sul giudice Giangiacomo?
Tiscali news riferisce che il magistrato è il primo dei non eletti nella quota giudici di merito e dovrebbe subentrare automaticamente nel plenum al posto di Paolo Criscuoli. Quest’ultimo era presente la sera del 9 maggio nella hall dell’hotel a Roma in cui c’era il pm di Roma Luca Palamara che lavorava, secondo le indagini, a un accordo politico per la nomina dei procuratori di Roma, Firenze, Palermo e Torino.
Il punto, però, è che Giangiacomo, 62 anni, presidente dal 2015 del tribunale di Vasto, potrebbe essere destinatario di un procedimento disciplinare che lo imbarazzerebbe non poco: “per quattro anni ha avuto una relazione con un’avvocatessa di Bologna che nelle scorse settimane è stata condannata in primo grado per spaccio”. Secondo l’accusa il fulcro dello spaccio sarebbe stato lo studio di avvocati di cui l’avvocatessa era titolare. La sentenza è di un mese fa.
Toghe sporche: il Csm e le trame di Palamara. Spunta la P5 e il reato di “eversione”
Tornando all’inchiesta di Perugia ricordiamo che la sera degli incontri con Palamara erano presenti Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli. I primi quattro si sono già dimessi e sono stati riassegnati alle loro precedenti sedi e funzioni. Un’inchiesta che ha fatto cadere anche la testa del procuratore generale Riccardo Fuzio per rivelazione di segreto d’ufficio. Criscuoli non è indagato ma quasi sicuramente sarà invitato a lasciare l’incarico a Palazzo dei Marescialli.
A questo punto Giangiacomo, il primo dei non eletti, potrebbe prendere il posto di Criscuoli.
Il presidente del Tribunale di Vasto è stato tirato in ballo in una vicenda privata a tratti surreali: “un’avvocatessa, poi condannata per spaccio, ha spiegato di aver avuto una relazione lunga circa quattro anni con il giudice, tra il 2012 e il 2016 più o meno”. Il giudice non è coinvolto nel mercimonio di sesso, droga e consulenze legali di cui i protagonisti raccontano nelle loro deposizioni in aula. Una relazione che potrebbe costare caro a Giangiacomo in un momento delicato come l’elezione al Csm. Giangiacomo, infatti, pare sia stato invitato dai suoi colleghi a fare un passo indietro in nome dell’opportunità politica.
Vedremo cosa succederà.