La prima fiducia al governo Conte (343 sì e 263 no) è arrivata senza un benché minimo pericolo per i numeri in Aula alla Camera. Il tutto in un clima di scontro che dalle strade si riverbera fin dentro il Parlamento dove Giuseppe Conte, nonostante gli schiamazzi, fuori e dentro il Parlamento, si è presentato a chiedere la fiducia della Camera con un discorso con il quale intendeva inaugurare una nuova stagione di pacatezza.
“Io e tutti i miei ministri prendiamo il solenne impegno, oggi davanti a voi, a curare le parole, ad adoperare un lessico più consono e più rispettoso delle persone, della diversità delle idee. La lingua del governo sarà mite, l’azione non si misura con l’arroganza delle parole” aveva esordito in mattinata Giuseppe Conte. Nel pomeriggio, durante la replica, Conte, pesantemente attaccato da Lega ed Fdi, cambia registro: sbotta e tuona soprattutto contro gli ex alleati. Rinfaccia alla Lega di aver avuto “reazioni emotive” e ceduto a “proclami”, di essere “coerente” solo con le proprie “convenienze elettorali”, rimprovera Matteo Salvini per le sue assenze ai Consigli europei. “Avete parlato di tradimento ma ripetere all’infinito queste parole non potrà cambiare la realtà dei fatti: questa è una grande mistificazione.”
Non ci sta Conte al fatto che una singola forza politica o addirittura il suo leader possa decidere ogni anno a suo piacimento o addirittura a suo arbitrio di poter portare il Paese alle elezioni è irresponsabile. Conte cerca di riprendere più volte la parola tra urla da stadio e sfottò. Grida che precedono le dichiarazioni di voto in cui Fi annuncia di non voler votare la fiducia e dove Giorgia Meloni ribatte stizzita al premier e denuncia “manovre di palazzo” profetizzando: “sarete travolti da un’Italia libera e sovrana”.
Il Governo alla prova del Senato
Incassata la fiducia alla Camera, il governo Conte oggi al giudizio del Senato ha da poco incassato la fiducia con 169 voti, 133 i contrari e 5 gli astenuti. Durante il dibattito Matteo Salvini è andato all’attacco del premier chiamandolo ‘Conte-Monti’ e accusando un governo di ‘affamati di poltrone’. Dura la replica del premier. “Non la invidio – ha detto Matteo Salvini parlando a nome della Lega – presidente Conte-Monti. Si vede uno quando ha il discorso che gli viene da dentro e quando uno deve eleggere un compitino a cui non crede neanche lui. Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Renzi, Monti”. “Torno a casa con una poltrona di meno, ma con tanta dignità in più. Lascio voi – aggiunge – a giudicare se questa operazione è di verità, e di coscienza: milioni di italiani non la pensano così”.
“Chi prende un voto in più governa. Se voi andate avanti su questo tema raccoglieremo le firme” sulla legge elettorale, ha avvertito Salvini soffermandosi sulle trattative in corso nella maggioranza sulla nuova legge elettorale. “Subito si riuniscono per parlare di un tema che interessa alla gente: la legge elettorale”, ironizza. “Con questa legge vogliono garantire l’inciucio a vita”, attacca.
“C’è un’allergia di una certa sinistra al popolo, alla piazza, quasi che ormai sia un delitto andare in piazza. Ieri in piazza c’era gente sorridente e senza manganelli. Abituatevi alle piazze, siete minoranza nel Paese: voi siete maggioranza solo nei giochi di palazzo per salvare le poltrone. Il governo è basato sulla spartizione delle poltrone e sulla paura del voto degli italiani. E’ questa l’unica paura esistente. Noi rispondiamo con il sorriso amando i nostri avversari”.
“Sono assolutamente a disposizione del nuovo ministro degli Interni per i dossier aperti. Non per i consigli perché non ne ha bisogno, ma può contare sulla mia leale collaborazione perché si occupa di sicurezza del Paese. Mi auguro che non si pieghi ai ricattucci della sinistra cancellando i decreti sicurezza perché farebbe il male di questo Paese”.
Momenti di tensione con l’Aula sospesa per alcuni minuti nel pomeriggio quando la senatrice della Lega Lucia Borgonzoni ha mostrato una maglietta bianca con la scritta “Parliamo di Bibbiano” togliendosi la giacca e rivolgendosi al premier Giuseppe Conte.
La replica di Conte
“Molte dichiarazioni sono rimaste ferme all’8 agosto. Con una certa arroganza qualcuno unilateralmente ha deciso di portare l’Italia alle elezioni da ministro dell’Interno e sempre unilateralmente e arbitrariamente di concentrare definitivamente nelle proprie mani tutti i poteri: pieni poteri. Se questo era lo schema, l’obiettivo e il progetto è comprensibile che tutti coloro che lo hanno ostacolato per senso di responsabilità e nel rispetto della costituzionesiano diventati nemici“, ha risposto Conte nella sua replica in Senato, tra le proteste dai banchi del Carroccio. E ha proseguito: “Assegnare ad altri le proprie colpe non è da leader”. Ai senatori leghisti che intonavano in coro “Dignità, dignità”, ha detto: “Poi con calma nelle prossime settimane spiegherete al Paese cosa ci sia di dignitoso in tutti i repentini voltafaccia che ci sono stati in poche settimane”.
Il voto della Segre
“Mi accingo a esprimere fiduciosa un voto favorevole a questo governo”, ha detto la senatrice a vita Liliana Segre intervienuta in Aula al Senato nel corso del dibattito sulla fiducia al nuovo Esecutivo. “Se dovessi essere coerente con me stesso dovrei votare la fiducia” e “oggi ho deciso di pretendere maggiore coerenza da me stesso – ha detto anche l’ex premier e senatore a vita Mario Monti – che da altri e quindi di mettere alla prova una posizione di sostegno alla fiducia ma sottolineo molto che è indispensabile un vero mutamento di indirizzo”.