Quello che sta accadendo in Abruzzo, in particolare dalle parti del centrosinistra, è bene tenerlo d’occhio. Si tratta di una nuova strategia che potrebbe portare alla vittoria dell’ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, nel frattempo che gli altri candidati dormono, cullati dalla ninna nanna dei loro partiti.
di Antonio Del Furbo
Da una parte, dunque, Sara Marcozzi già sconfitta nella precedente competizione elettorale dallo squalo politico, Luciano D’Alfonso. Dall’altra, Marco Marsilio, calato sul terreno abruzzese in base alle solite logiche spartitorie romane (e lombarde). Da una parte una candidata debole ma spinta e protetta dall’apparato 5Stelle nazionale, dall’altra un senatore con evidenti difficoltà di conoscenza dei reali problemi d’Abruzzo. E, infatti, proprio nella sua prima uscita, Marsilio ha dimostrato la scarsa (o nulla) preparazione in tema di contenuti e di comunicazione quando, insieme al leader nazionale di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si è catapultato sul fiume Saline (Sito di bonifica di interesse regionale) certificando, di fatto, l’incapacità del centrodestra al governo della città di Montesilvano.
“I temi dell’ambiente sono fortemente collegati alla vita quotidiana degli abruzzesi” ha tuonato Marsilio. E ha aggiunto:“Industrie e turismo si difendono solo attraverso un’adeguata politica ambientale, tesa a evitare quanto accaduto in questi anni, garantendo invece un ecosistema a misura d’uomo”. Insomma, una passerella su un fiume, simbolo dell’inquinamento e della responsabilità della classe politica di questi ultimi anni. E peccato, però, che ad amministrare la città di Montesilvano è proprio il centrodestra di Francesco Maragno. “In questi 5 anni di governo di centrodestra la situazione è quella di sempre: continui abbandoni di rifiuti sulle sponde del fiume, ulteriore scoperta di siti contaminati, divieti di balneazione per la presenza di salmonella, moria di pesci e poi i soliti tanti inutili annunci” spiega Corrado Di Sante, segretario provinciale Rifondazione Comunista.
Oltre, dunque, alla figuraccia dei contenuti, Marsilio ha strabiliato tutti anche nel porre la questione “Saline” prima di quella di “Bussi”. In tema di ambiente è bene che il senatore romano (ma con origini abruzzesi, eh) sappia che il disastro, non solo regionale ma addirittura europeo, è quello, appunti, di Bussi in cui per decenni sono stati versati veleni di ogni tipo.
Sul fronte grillino le stelle, a quanto pare, non brillano molto. Il Movimento ha riproposto la stessa minestra dopo, soprattutto, le regionarie farsa su cui, ancora oggi, i vertici non hanno chiarito i motivi della sospensione. Da quella competizione ci si aspettava un candidato forte, che incarnasse il vero spirito grillino con un nome come quello di Domenico Pettinari, simbolo delle lotte politiche e sociali portate a segno attraverso l’associazione Codici. Oggi la candidata Marcozzi spiega (a reti unificate) che l’Abruzzo ha bisogno di un “Piano Marshall per rigenerare il lavoro, migliorare i collegamenti tra piccoli e grandi centri incentivando il turismo e lo sviluppo economico, rigenerare il settore della Sanità, snellendo le liste d’attesa.” Promesse sovrapponibili a quelle dell’allora candidato D’Alfonso in cui annunciava “il ricongiungimento delle acque salate alle acque dolci”. Campagne elettorali da avanspettacolo, insomma.
Le risate continuano anche guardando al centrosinistra che ha impiegato non poco per decidere il candidato da spendere alle regionali. Ma qui, però, c’è almeno un dato interessante che vale la pena seguire e approfondire: il “Nazareno 2”.
Dalla discesa in campo Legnini è stato fin troppo chiaro nella sua scelta politica:“mi rivolgo a tutte i partiti che hanno come punto di riferimento la Costituzione”. Escludendo il feeling con Forza Nuova o Casapound, mi sentirei di dire che la scintilla potrebbe scattare con tutto l’arco politico abruzzese: da Forza Italia a Rifondazione, dalla Lega ai movimenti civici. Ecco, appunto, le liste civiche. Tra le tante in cerca di poltrone e incarichi nel nuovo esecutivo a guida Legnini, ci potrebbe essere anche quella di un peso massimo della politica regionale: quella di Fabrizio Di Stefano. L’ex senatore di Forza Italia ha ufficializzato la propria candidatura a presidente della Regione Abruzzo con una lista civica di stampo liberale. Le stesse parole usate il giorno della sua ufficializzazione a candidato da Legnini.
Un Nazareno 2 che potrebbe partire con un accordo politico tra Legnini e Di Stefano? Può darsi. Intanto proprio Di Stefano ha snobbato l’invito del senatore Marsilio che lo invitava a “un passo avanti da parte di tutti” per “fare insieme un passo in più”. Il punto chiave per Di Stefano è uno:“I destini per la nostra regione li stanno decidendo a Roma, almeno per quanto riguarda il centrodestra, ed i partiti abruzzesi non stanno toccando palla. Io non ci sto”. Dunque, niente Fratelli d’Italia e niente, soprattutto, Forza Italia visto che con il coordinatore regionale, Nazario Pagano, non corre buon sangue.
“Siamo disposti anche a correre da soli, anche se ci siamo riservati altre riflessioni per ponderare al meglio e valutare se andare avanti per conto nostro oppure no.” Questo l’ultimo annuncio di fine anno di Di Stefano. Potrebbe accadere, dunque, che l’ex senatore salga sul treno dell’ex presidente del Csm anche in virtù delle parole di stima che gli ha riservato in questi giorni. “Con la candidatura di Legnini ritengo si alzi l’asticella della qualità dei contendenti chi ne trae beneficio è l’elettorato intero. Auspico una sfida Legnini. Sarei molto felice se l’avversario del centrosinistra fosse lui, figura realmente prestigiosa.”