Dopo tutto questo fumo (e poco arrosto) intorno alla vicenda di Francesco Bellomo, una sola domanda nasce spontanea: l’ex magistrato agiva per conto proprio o era l’anello di congiunzione di qualche organo (o personaggio) rimasto nella zona d’ombra dell’inchiesta?
Soprattutto si tratta di capire se i giudici che hanno arrestato Bellomo lo hanno fatto per i reati contestatigli oppure per “fermarlo” dal compiere altri guai.
Si può arrestare Bellomo che imponeva un contratto da rispettare alle studentesse? Evidentemente sì. Bene: ma che provvedimenti sono stati presi per quelle corsiste, che oggi giudici sono diventate giudici e magistrati, che hanno firmato contratti illegittimi? Insomma, decine di giudici si sono fatti corrompere per ottenere un posto di lavoro.
Ma poi, ai giudici che hanno spiccato l’ordinanza nei confronti di Bellomo vorremmo chiedere: perché dopo un anno l’arresto? Esistono ragioni indifferibili che hanno portato all’applicazione degli arresti domiciliari? Non sarebbe stata la via del processo la strada da percorrere?