Dunque, il ministro dell’Interno ammette le sue “colpe” ma tiene a precisare che i responsabili del crollo dell’autostrada genovese non è sua ma di chi non ha vigilato.
“Nel 2008 Matteo Salvini votò a favore del cosiddetto ‘Salva Benetton’, che diede al gruppo le concessioni molto vantaggiose per Autostrade. Governava con Berlusconi. Ora non se lo ricorda più? Meglio rinfrescargli la memoria”. A scriverlo su Twitter è stata la deputata dem, Debora Serracchiani.
Nella votazione per la conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008 sulle disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia europea, Matteo Salvini, insieme a tutta la Lega e Forza Italia, votò a favore del decreto che avrebbe garantito concessioni vantaggiose per Autostrade.
Oggi Salvini sul tema della possibile nazionalizzazione di Autostrade, dice che non è “pro e contro Autostrade o Benetton” e nemmeno “contro i privati”.
La storia
Negli anni ’90 parte la privatizzazione delle autostrade: a quanto pare, però, i privati sono più intenzionati a fare utili che investimenti in sicurezza. Ed è prio Salvini, oggi, che frena i 5 Stelle nel revocare in tronco la concessione ad Autostrade:“prima ricostruiscano il ponte e aiutino i 600 sfollati” dicono dalla Lega. Il fatto è che certe dichiarazioni sembrano avere un legame con il voto favorevole di quella leggina salva-Benetton che slegò le mani ai concessionari di investire metà dei guadagni dei pedaggi nella messa in sicurezza della rete autostradale.
Eppure il vicepremier Luigi Di Maio, collega di governo di Salvini, nei giorni scorsi ha tuonato:“Per la prima volta c’è un governo che non ha preso soldi da Benetton”. Peccato che proprio la Lega nel 2006 è stata finanziata da e che, addirittura, il premier Conte è stato legale di Aiscat, la società dei concessionari di autostrada. “L’avvocato del popolo diventa all’improvviso l’avvocato delle autostrade. Quindi se Di Maio vuole sapere chi prendeva soldi dal sistema autostradale lo deve chiedere al prossimo Consiglio dei ministri, non a noi” scrive Matteo Renzi. E, a suo modo, il leader leghista conferma:”A quel tempo io non ero né segretario né amministratore del partito. Le posso garantire che da quando sono alla guida della Lega non abbiamo preso una lira da queste persone”.
Fatto sta che il Pd, accusato da Di Maio, votò invece compatto contro il salva-Benetton. Il salva Benetton
Il “salva Benetton”
Da maggio 1996 a ottobre 1998 il primo governo Prodi avviò la strada della privatizzazione delle rete autostradale. A distanza di cinque anni, alla prima verifica, l’andamento degli utili erano più che positivi. Invece di correggere e riequilibrare, il Governo Berlusconi rinnovò nuovamente le concessioni senza fare modifiche. Nel 2006 torna in carica il secondo governo Prodi che provvede a riscrivere tutte le convezioni per meglio tutelare l’interesse pubblico. Ad esempio, l’obbligo di reinvestire i guadagni.
Il governo cade e l’8 maggio 2008 giura il IV governo Berlusconi che con la conversione in legge dello Stato del decreto n°59 dell’8 aprile 2008 e con un semplice emendamento cancella la riforma sulle concessionarie autostradali. L’emendamento, chiamato salva-Benetton, modificò le norme ed approvò, per “legge”, tutte le nuove convenzioni già sottoscritte tra Anas e concessionarie. COn questa approvazione furono eliminati il parere del Cipe e del Parlamento che avevano chiesto maggiori garanzie e controlli per l’interesse pubblico sulle nuove convenzioni.
In sostanza il governo Prodi nel 2006 obbligava i gestori privati delle autostrade a un reinvestimento degli introiti dei pedaggi per l’ammodernamento e la manutenzione, il governo Berlusconi, invece, cancellava questa impostazione e gli utili dei pedaggi non dovevano più essere spesi per la messa in sicurezza.
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