Chi dice che in Italia non ci sono creativi dice il falso. Noi, quelli della Niña, la Pinta e la Santa María, popolo di navigatori e naviganti che ne sanno sempre una più del diavolo e dell’Acquasanta, riusciamo a navigare (spesso a vista) nel mare impetuoso del ridicolo.
di Antonio Del Furbo
Ma, sinceramente, chi avrebbe mai pensato di vendere un prodotto di questa portata? Già il fatto che qualcuno abbia riconosciuto come “prodotto” un loculo cimiteriale merita il premio Nobel. Potremmo discutere in quale settore del premio farlo rientrare, se in quello del “ridicolo” o quello del “senza vergogna”, ma sono sicuro che un accordo, nel caso, si troverebbe.
Bene. Anzi, male. Molto male. Tutto il mio preambolo è servito per raccontarvi che, in una ridente cittadina dell’Abruzzo, precisamente a Francavilla al Mare (Ch), qualcuno è riuscito a dire che, forse, tra i cimiteri c’è una concorrenza sfrenata. Dunque, visto che, probabilmente, le persone tendono a sceglierne uno anziché un altro, è bene vendere “spazi” e loculi attraverso una campagna pubblicitaria da far rabbrividire persino la famiglia Addams.
E già me li immagino i fior fiori di creativi chiamati a raccolta sullo scoglio teatino che, tra un merluzzo e una pannocchia pescata tra mare e cielo blu dipinto di blu, hanno sfornato lo slogan:
“C’è un posto dove l’amore non muore mai”.
Che Ode, che musica, che poesia. Immagini quel Leopardi lì, che tra una rivoltata e l’altra di tomba, sia guarito dalla sua scoliosi. Immagino quel Manzoni suicidatosi (ovviamente nella tomba) con quel ramo del lago di Como infilzato in gola (per disperazione).
Da oggi, finalmente, ci sarà la corsa all’accaparramento del cimitero più bello e, soprattutto, con il loculo più affascinante. Tutto questo grazie a una serie di creativi (chissà, forse anche politici) che hanno dato una nuova chiave di lettura alla morte.
E noi, comuni mortali che pensavamo che i creativi della Lorenzin erano il top. Se fossimo morti non avremmo saputo che ce ne sono di meglio. Sempre.