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C’è una storia in Abruzzo che, al momento, non ancora trova un il bandolo della matassa: il delitto del 29enne Alessandro Neri.

di Antonio Del Furbo

Il corpo del giovane è stato ritrovato qualche giorno fa a Fosso Vallelunga, a due passi dalla spiaggia di Pescara. In un primo momento si era pensato a una scomparsa e a un semplice allonatanamento ma, purtroppo, Neri è stato ucciso con due colpi d’arma: uno al torace e l’altro alla testa.

Un ragazzo “beato e per nulla preoccupato” secondo la testimonianza della mamma del giovane. Tra le ipotesi spicca quella più preoccupante, in cui si parla di possibili legami con un “mondo di sotto”. 

“Pescara è una zona d’ombra dell’Italia” ha dichiarato Daniele Piervincenzi, il cronista di Nemo aggredito da Roberto Spada con un colpo alla testa. “Pescara hub commerciale del narcotraffico, da dove passa eroina, cocaina e armi. Tutto in mano a famiglie che hanno un consolidato controllo del territorio, alcune anche di origine sinti.” Il giornalista, infine, aggiunge:temo che Alessandro abbia avuto un contatto con queste entità e questo spiegherebbe diverse cose“.

Un contatto che potrebbe essere avvenuto, sempre secondo Piervincenzi, attraverso la “curva degli ultras del Pescara, in cui esistono diverse famiglie e diversi clan locali che controllano la curva e che lui frequentava”.

Una città, insomma, che pare nascondere molto bene quel “mondo di sotto” che ogni tanto emerge per i fatti di cronaca.

Come quella di stamane culminata in una vasta operazione antidroga svolta tra l’Abruzzo, le Marche e la Campania su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – dell’Aquila. Ben 11 persone sono ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi e munizioni. 

Il tessuto criminale abruzzese è ben presente e radicato. Senza tornare troppo indietro nel tempo basta ricordare quel 29 agosto 2013 in cui  vennero sequestrati 32 chilogrammi di droga nel vastese. L’hascisc era destinato alla riviera. La zona, come denunciammo ancor prima del sequestro, era sotto il controllo di veri e propri boss della criminalità che usavano albanesi e rumeni per la manovalanza. Zone d’ombra parlò di quinta mafia ancor prima di quel 29 agosto. Ma c’era il sindaco Luciano Lapenna che non era d’accordo con noi:“mi sembra un po’ esagerato” ci disse in un un’intervista “parlare di quinta mafia a Vasto”. Negò, il sindaco, che la città rappresentasse l’anello di congiunzione tra la malavita campana e quella pugliese. 

A quanto pare, però, i fatti ci diedero ragione visto che la magistratura napoletana scoprì una gran quantità di denaro del clan dei Casalesi riciclato a Vasto grazie alla costruzione di un residence. Un’inchiesta che portò a 20 arresti, tra Aversa e Trentola Dugenta. 

Vasto, città sotto assedio

Queste analisi, dunque, potrebbero servire a supportare l’ipotesi di Piervincenzi, ovvero che Pescara, e più in generale l’Abruzzo, possa essere quella città molto vicina alla Ostia che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi.

Un altro elemento interessante della vicenda Neri, che probabilmente non c’entra nulla, è che un altro giovane fu trovato morto proprio a San Silvestro: si trattava di Cristiano Scaletta.

Il giovane aveva 19 anni, come riporta il Centro, e fu anche lui ucciso con un colpo di pistola alla testa il 5 dicembre del 1995. 

In questo caso il flop della giustizia è stato colossale: tutto finito con un’archiviazione. Speriamo non sia così per Neri.  

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