Il professore manda una lettera all’azienda di Brescia in cui chiede delucidazioni. In realtà, a noi pare, che gli Spedali stiano perdendo colpi sulla vicenda.
Il professore manda una lettera all’azienda di Brescia in cui chiede delucidazioni. In realtà, a noi pare, che gli Spedali stiano perdendo colpi sulla vicenda.
«Prendo atto di quanto da Voi sottolineato – scrive Vannoni nella lettera – ovvero che il cognato del vostro direttore sanitario, giunto alla quinta infusione, si rifiuta di fornirci la possibilità di consultare la sua cartella clinica, fattore che ci aiuterebbe a ottimizzare il dosaggio di cellule da infondere». Una denuncia non da poco quella di Davide Vannoni che punta il dito verso quelle alchimie parentali che si presentano all’interno della struttura pubblica. Poi aggiunge:«Prendo atto che avete comunicato al ministero l’assenza di miglioramenti nei pazienti sottoposti a terapia Stamina come indicatomi telefonicamente dalla dott.ssa Carmen Terraroli, fattore ampiamente sconfessato dalle analisi che tali pazienti hanno fatto presso altre strutture pubbliche Italiane a fronte della carenza del vostro protocollo di valutazione soprattutto a livello strumentale». Il presidente di Stamina Foundation continua:«Prendo atto che nei tribunali l’avvocato da Voi incaricato, avv. Mangia, indica il rischio delle infusioni opponendosi alla richiesta di cure compassionevoli dei malati seppur a fronte dell’assenza di effetti collaterali nei pazienti, come da Voi più volte indicato. Prendo atto che a fronte di un nostro rifiuto legittimo a fare un preparato cellulare senza conoscere le condizioni del paziente avete detto alla nostra biologa che procedereste con una denuncia penale nei suoi confronti. Sottolineo che la nostra biologa è una dipendente di Stamina e opera in funzione di quanto Le viene indicato dalla fondazione stessa. Mi chiedo, quindi, su che base, visto che considerate la terapia inutile e potenzialmente pericolosa, richiediate con tanta insistenza che il paziente sia sottoposto alla quinta infusione, anche a fronte della prescrizione del dr Fulvio Porta che non ha comunicato a noi nessuna indicazione relativamente allo stato del paziente e all’opportunità di proseguire con le infusioni. Pertanto data la responsabilità della nostra fondazione soprattutto verso i pazienti, procederemo ugualmente alla preparazione delle cellule per il paziente in oggetto, ma non mancheremo di sottolineare all’opinione pubblica tale comportamento manchevole e incongruente nei confronti di chi opera gratuitamente presso la Vostra struttura e soprattutto nei confronti dei pazienti stessi».
La lettera del professor Vannoni termina con queste riflessioni. Noi, intanto, abbiamo già contattato le persone chiamate in causa che, speriamo, ci rilascino un’intervista per meglio chiarire questa situazione.
di Antonio Del Furbo