I familiari di David Rossi, ex responsabile del Monte dei Paschi deceduto dopo esser volato dalla finestra del quarto piano di Palazzo Salimbeni, sede dell’istituto, il 6 marzo 2013, dovranno aspettare ancora molto per ottenere la verità.
Tre inchieste, di cui due sulla morte – archiviate come suicidio nonostante varie incongruenze – e la terza per presunti depistaggi – legati all’ipotesi di ricatti a sfondo sessuale a magistrati senesi – non sono servite a fare luce sulla morte di David Rossi. Ora una nuova inchiesta potrebbe ancor di più mischiare le carte del “cold case”.
La nuova pista
La nuova indagine ruota intorno a un numero, 4099009, che qualcuno digitò sul telefono della vittima dopo che Rossi era già volato dalla finestra. Della questione si sta occupando la procura di Siena. I giudici hanno aperto una nuova inchiesta, finora rimasta segreta, in cui affiorano due ipotesi. Il primo: quel numero non si riferisce a un telefono, ma a dei titoli finanziari. Il secondo: questa pista potrebbe rivelare il movente della morte di Rossi.
Il fascicolo è stato affidato dal procuratore Salvatore Vitello a due pm giunti a Siena in anni successivi alle prime indagini. Si tratta di Siro de Flammineis e Nicolò Ludovici. Con loro collaborano gli agenti del nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma.
I testimoni e l’intoccabile
Secondo uno dei testimoni sentiti dai magistrati il numero 4099009 potrebbe corrispondere a un certificato al portatore che collegherebbe il sistema delle sponsorizzazioni sportive, gestito da David Rossi, alla Lega. Un’ipotesi ancora tutta da verificare. L’inchiesta nel 2019 era stata aperta dopo l’esposto di Massimo De Luca, rinomato per la sua attività di spacciatore di cocaina nella “Siena bene”. De Luca è stato chiamato come testimone dai magistrati di Genova nel filone sui presunti festini, e ha detto di essersi sentito “un intoccabile finché non è caduto il sistema Mps”.
L’uomo della Lega
Dopo aver ascoltato vari testimoni per i riscontri sull’esposto di De Luca gli investigatori hanno convocato come persona informata sui fatti Maurizio Montigiani. Proprio Montigiani è stato dipendente di Mps e per oltre 20 anni membro del direttivo della Lega Nord in Toscana. Montigiani fu candidato a sindaco di Siena proprio dalla Lega. Nel 2017 Montigiani viene espulso dal partito in scontro con Matteo Salvini e i suoi collaboratori più stretti. Montigiani esternò le sue perplessità proprio sulla banca e il Carroccio: “Su Mps è calato un silenzio preoccupante”, aveva detto.
Secondo Montigiani
“il 4099009, potrebbe essere collegato al Carroccio e al sistema di sponsorizzazioni in eccedenza che Rossi gestiva per conto di Mps con l’obiettivo di foraggiare il cosiddetto mondo grigio, cioè quello di certa politica”. “La mia ipotesi, che ho cercato di spiegare agli investigatori, è che quello di David potrebbe essere stato un omicidio nato dal fatto che l’allora amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, a quel tempo avesse chiuso il rubinetto delle sponsorizzazioni”.
A quanto pare i fatti, e le coincidenze, danno ragione a Montigiani.
Il numero digitato sul cellulare dell’ex manager infatti corrisponde al numero di un certificato di deposito: un titolo al portatore, emesso per procura dalla Ge Capital Interbanca. A dirlo un comunicato della stessa banca datato 10 ottobre 2012. Interbanca era una controllata di Antonveneta, l’istituto che Mps comprò nel 2007 dal Santander per 9 miliardi di euro. Nell’accordo veniva previsto che Interbanca rimanesse al Santander, cosa che effettivamente avvenne. L’anno dopo, nel 2008, Interbanca fu venduta dal Santander a Ge Capital, gruppo General Electric, e valutata 1 miliardo di euro. Oggi si chiama per questo Ge Capital Interbanca.
I titoli al portatore Ge Capital Interbanca catalogati con il numero 4099009 sono stati emessi dalla filiale di Viadana, una cittadina in provincia di Mantova dove ha sede il Viadana Rugby. La squadra è stata sponsorizzata da Mps tra il 2007 e il 2010. L’ipotesi di Montigiani è che “quei titoli al portatore emessi per procura da Ge Capital Interbanca facessero parte del sistema di sponsorizzazioni in eccedenza con cui Mps finanziava il cosiddetto mondo grigio, in quel caso la Lega”.
L’indizio che collegherebbe quei titoli al Carroccio è riportato in un estratto conto della Lega Nord, datato 2 dicembre 2013, e pubblicato ne Il Libro Nero della Lega. Il documento mostra che tra i vari investimenti finanziari del partito attivi in quel momento c’erano proprio quel genere di titoli. Certificati di deposito di Ge Capital Interbanca. Valore nominale: 200mila euro. L’estratto conto non riporta però il numero d’identificazione dei certificati. Strano è che la Lega avesse obbligazioni al portatore, una forma d’investimento che le stesse norme antiriciclaggio italiane paragonano al contante.
Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio da febbraio 2010 ad aprile 2012, contattato dal Fatto dice di non ricordare nulla di quegli investimenti.