Rappresenta il simbolo della lotta alla criminalità specie in quei quartieri dove il malaffare è di casa e dove i delinquenti non hanno avuto esitazione a sparare quando il loro ‘territorio’ era messo a rischio.
Antonio Del Furbo
La lotta continua anche oggi tra i quartieri di Rancitelli e Fontanelle. Le due dure realtà di Pescara dove criminalità e spaccio fanno da padrona e dove da un decennio Domenico Pettinari conduce una battaglia senza sosta.
“Sono 10 anni che combatto contro il malaffare e contro la criminalità dilagante nel quartiere Fontanelle di Pescara. Sono stato più volte oggetto, assieme ai valorosi cittadini onesti del posto, di atti intimidatori e violenze. Macchine bruciate, citofoni bruciati e portoni sfondati. E per questo insignito anche di un encomio solenne.”
Noi sappiamo di cosa si parla perché spesso siamo stati in prima linea a guardarci alle spalle per paura di essere colpiti da qualche proiettile. E noi c’eravamo quando durante un incontro tra cittadini, prefetto e sindaco, fuori, sulla porta della sala, una “zingara” dichiarava, alla presenza della municipale, di spacciare e rubare.
Noi ricordiamo quelle frasi dette in faccia alle forze dell’ordine:“Io me ne vado di casa solo quando verranno le forze dell’ordine a bussarmi. Io rubo e spaccio e tu pensa a fare la signora – rivolgendosi ad una residente del quartiere – le rotonde e i parchi si sono fatti anche con i soldi dello spaccio”.
Noi ricordiamo quel famoso civico 47 di via Caduti per Servizio dove erano presenti pluripregiudicati molto pericolosi e che non potevano essere sfrattati e non si capisce ancora per quale oscuro motivo. Noi ricordiamo quei giorni tremendi anche per l’omicidio Rigante. E ricordiamo le continue intimidazioni ai residenti onesti e ai rappresentanti dell’associazione Codici.
“Abbiamo sempre sostenuto la gente onesta di questo quartiere nella lotta contro quelle 30 famiglie di criminali pluripregiudicati che detengono abusivamente gli alloggi popolari rischiando in prima persona anche la vita” ricorda oggi Pettinari.
“In una della mie ultime visite e conferenze stampa di denuncia in via caduti per servizio siamo stati costretti a chiamare la polizia perché alcuni di questi pluripregiudicati si erano scagliati contro di noi e nello specifico contro un cameraman di una televisione”.
E in questa occasione che Pettinari vive una situazione spiacevole:
“Arriva la polizia e riferisco di chiamarmi Domenico Pettinari (e quindi mi rendo riconoscibile anche se molti uomini delle forze dell’ordine mi conoscono benissimo ) e di non avere i documenti in tasca bensì in macchina. Nessuno mi chiede altro”.
Oggi Pettinari è stato condannato con decreto penale per essersi rifiutato di fornire le generalità alla polizia. Condanna firmata dal sostituto procuratore Anna Rita Mantini per la violazione dell’articolo 651 del codice penale.
“Io non porto quasi mai i documenti addosso perché mi dà fastidio tenerli nella tasca del pantalone. Una cosa che fa veramente ridere. La mia colpa: quella di aver lasciato la carta di identità in macchina” aggiunge ancora Pettinari.
Nello Raspa, rappresentante dei residenti di Fontanelle ricorda bene quel giorno:
“Eravamo insieme per un ennesimo sopralluogo per cercare di risolvere uno dei tanti problemi dell nostro quartiere ricordo benissimo l’arrivo della pattuglia e ci chiesero i documenti, Domenico disse che li aveva in macchina. Mi meraviglio che questo succeda proprio a lui, a lui che si batte giornalmente per la legalità rischiando anche la vita tante volte.”
Pettinari è sotto ‘attacco’ anche dal presidente della Regione Abruzzo che gli ha chiesto 200mila euro in sede civile:
“Perché nel denunciare pubblicamente l’acquisto della palazzina della ASL avrei leso la sua immagine. Oramai ci denunciano di continuo. Ma non ci fermeranno.”
Forse Pettinari fa paura perché è l’unico consigliere a 5 stelle che si è meritato quella poltrona in Regione. Un osso duro.