Una magistratura per anni ritenuta intoccabile e su cui il Csm, a quanto pare, non ha ben vigilato. Giudici considerati puri e intoccabili, al di sopra di ogni sospetto. Oggi, però, si scopre che anche l’organo che dovrebbe tenere la barra dritta in una società corrotta, spesso e volentieri cade in tentazione.
“I giudici non arrivano da un altro pianeta. Fanno concorsi, li vincono e amministrano la giustizia come un qualsiasi umano di questa terra, con i pregi e i difetti”. Così Massimo D’Alema raccontò il suo punto di vista sull’organo costituzionale più potente in Italia: la magistratura appunto.
E con il tempo ci siamo accorti anche che l’organo giudiziario è chiuso su se stesso. È una macchina, d’altronde, che sforna carriere basate sul clientelismo, un potere schermato da qualsiasi forma di controllo da parte sia del governo sia degli elettori. Bordate pesanti le tirano gli americani che, addirittura, definiscono la magistratura italiana una bestia nera.
Correva l’anno…
È il 3 luglio del 2003. Berlusconi sferra un duro attacco all’eurodeputato tedesco Martin Schulz in cui vengono criticate le procure italiane. L’ambasciatore Mel Sembler scrive a Washington un rapporto riservato su quella bagarre, sparando anche lui a zero contro l’istituzione “politicizzata, corporativista, preoccupata per prima cosa e soprattutto di autopreservarsi”, che “annovera anche un bacino di magistrati di sinistra che sfruttano la propria indipendenza per perseguire apertamente obiettivi politici” e che in alcuni casi “ritengono sia un loro affare (perfino un loro dovere costituzionale) guidare il corso della democrazia italiana attraverso il loro attivismo giudiziario”.
Un problema spinoso per gli americani
L’indipendenza delle toghe rappresenta un problema molto spinoso per gli americani. Come quando, nel caso del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, ammazzato a Baghdad, il governo americano ha avuto non pochi problemi. A Roma parte l’inchiesta, l’ambasciata di via Veneto consiglia un’unica soluzione radicale al Dipartimento di Stato: nessuna collaborazione con i magistrati italiani, perché “sono fieramente indipendenti e non rispondono a nessuna entità e autorità del governo, neppure al ministero della Giustizia”.
“Il più grande problema dell’Italia”
L’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, racconta che D’Alema, da ministro degli Esteri nel 2007 gli ha confessato che “la magistratura è la più grande minaccia per lo Stato italiano”. Il giudizio, contenuto in un cablogramma di Wikileaks del 3 luglio 2008, è lo stesso che avrebbe potuto esprimere Berlusconi in persona. Che infatti definisce la magistratura “il più grande problema dell’Italia”, secondo quanto rivelato dal successore di Spogli, David Thorne, in un dispaccio dell’1 gennaio 2010.
I carabinieri mandati da Cossiga al Csm
Della prepotenza della magistratura si sapeva anche nel lontano 1985 quando l’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, fu costretto a mandare i carabinieri al Csm. “Ma certo che mandai i carabinieri!” raccontò Cossiga a Paolo Guzzanti. “Mandai un generale di brigata con un reparto antisommossa, pronti a irrompere nel palazzo dei Marescialli”. Cossiga attaccava lo strapotere di alcuni magistrati non a caso. Dopo trentaquattro anni abbiamo scoperto che il presidente della Repubblica aveva ragione visto l’ultimo scandalo del Csm. Come ricorda proprio Guzzanti a quei tempi “I membri del Csm pretendevano di comandare come terza camera dello Stato, in barba della Costituzione. Volevano colpire il presidente del Consiglio Bettino Craxi che aveva polemizzato sulle inchieste seguite all’assassinio del giornalista socialista del Corriere della Sera Walter Tobagi, ucciso dalla Brigate Rosse, che Craxi considerò sempre interne ai salotti milanesi di sinistra.” Cossiga ingaggiò nel 1985 un braccio di ferro istituzionale in cui alla fine fu lui ad essere sconfitto attraverso un linciaggio mediatico.
Le camionette in piazza
Però le camionette dei carabinieri arrivarono a piazza Indipendenza. I carabinieri in assetto antisommossa, erano pronti a sfondare il portone se solo il presidente Cossiga, in quanto Capo dello Stato, lo avesse ordinato. La carica non avvenne, il portone restò integro. “Il punto allora era politico – spiega Guzzanti- : il Csm usurpava il diritto – non contemplato tra le sue funzioni – di muovere critica o censura alle parole o alle azioni del presidente del Consiglio dei ministri. Cossiga sospese la delega a Galloni, cioè lo degradò sul campo strappandogli le spalline, sia pure temporaneamente”.
“Nei tribunali c’è un tale degrado che mi è passata la voglia di andarci”
E che la situazione non sia cambiata, oltre alle inchieste, lo conferma anche il professor Franco Coppi: “Nei tribunali c’è un tale degrado che mi è passata la voglia di andarci” dice. “Nelle corti di assise – racconta Coppi a Il Foglio – capita di imbattersi in giurati con la maglietta da mare e la fascia tricolore, in magistrati con la toga buttata addosso a un paio di blu jeans e la camicia aperta fino all’ombelico. Non pretendo che si torni ai tempi in cui ti guardavano storto se ti presentavi in Cassazione con l’abito spezzato ma gli eccessi attuali sono inaccettabili: la forma è manifestazione di rispetto verso il ruolo che si esercita nelle aule giudiziarie”. “È accaduto che, poco prima di un’udienza, un magistrato mi abbia confidato candidamente di essersi già formato un’opinione sul caso guardando gli spettacoli televisivi. Me l’ha detto senza avvertire la gravità di un’affermazione che per me è valsa come una pugnalata nel fegato”.
“Quando entri in magistratura, resti allibito”
“Poi, lentamente, ne assorbi il clima, le consuetudini. Ti arriva subito forte e chiaro un messaggio: vivi e lascia vivere, camperai cent’anni.” Questa la testimonianza di un giudice che abbiamo riportato in un articolo. Ludex, questo lo pseudonimo con cui si firma il togato, spiega che una volta dentro il palazzo del potere capisci quanto sia importante “la difesa dei tuoi privilegi: questione di sopravvivenza. Non muovere le acque, non rompere gli equilibri, non discutere le tradizioni: ne puoi trarre vantaggio al pari degli altri. E, dunque, perché agitarsi? Non sei d’accordo? Finirai a smaltire l’arretrato dei colleghi lavativi. Sarai tollerato come un diverso, insidioso e pericoloso. Alla prima occasione, fuori.”
Scandalo e scandali
In merito allo scandalo del Consiglio superiore della magistratura, Giuseppe Cascini, altro consigliere del Csm, è arrivato a paragonare l’inchiesta allo scandalo P2 degli anni Ottanta. In quegli anni emerse che la loggia massonica eversiva, a cui erano affiliati alcuni magistrati, era in grado di tenere le fila delle attribuzioni degli incarichi delle corti italiane.
Sarebbe ora che un Capo di Stato e un ministro della Giustizia si occupassero, seriamente, di questo organo di (vero) potere?