Per sedici giorni hanno attraversato i mari tempestosi di gennaio, salpando dal profondo Nord tra venti così forti da obbligare la formazione a dividersi. Ma subito dopo la flotta da sbarco russa ha varcato Gibilterra e ieri ha cominciato ad attraversare il canale di Sicilia.
Sei le navi costruite per portare direttamente sulla spiaggia carri armati e fanti e in grado di creare una testa di ponte con 60 tank e 1.500 marines. La crisi Ucraina si sposta sul Mediterraneo. Il timore è che possano puntare verso la Crimea, per dare man forte all’assedio delle forze di Mosca intorno all’Ucraina.
La spedizione della flotta del Baltico ha creato la massima allerta nel quartiere generale della Nato.
Domenica pomeriggio un pattugliatore Boeing EP-8 Neptune è decollato da Sigonella e ha sorvolato le navi partite dal Baltico, orbitando su ciascuna di loro per un incontro ravvicinato. Poco dopo anche un bimotore P72 della nostra Aeronautica ha ripetuto la stessa missione: il contatto ottico con i russi. La loro spedizione è stata ricostruita da diversi siti di spotter, come ItaMilRadar, che monitorano i segnali trasmessi dagli aerei militari. Il viaggio delle sei unità cominciato il 15 gennaio è stato seguito da una staffetta di mezzi occidentali. Quindi fregate spagnole e francesi all’ingresso del Mediterraneo. Adesso è la volta di un caccia tedesco, non lontano da Lampedusa.
Il comando atlantico cerca di capire le prossime mosse della flottiglia russa, con due domande.
In atto c’è un progetto strategico destinato a contribuire alla prova di forza sull’Ucraina. A poche ore di navigazione dalla squadra navale di Mosca la portaerei americana Truman sta guidando una manovra organizzata per rispondere allo schieramento del Cremlino. Insieme all’ammiraglia si muovono incrociatori statunitensi, una fregata norvegese e un via vai di aerei di tutta l’Alleanza. Ieri una squadriglia di cacciabombardieri F18 Hornet ha simulato un attacco contro un’ipotetica flotta nemica con il lancio di missili a lungo raggio “per offrire un’opzione flessibile e proporzionale ai comandanti nell’affrontare potenziali minacce”. Poco più a sud è spuntato il battello spia russo, che da una settimana si aggira tra Tirreno e Ionio: è dotato di sistemi elettronici per captare tutte le comunicazioni radio e le emissioni dei radar.
Il traffico militare nel Mediterraneo si sta facendo sempre più intenso
E rappresenta, praticamente, il secondo fronte della crisi ucraina: uno scenario sottolineato pure dal portavoce del Pentagono John Kirby in un’intervista a Fox News. Due giorni fa un satellite ha fotografato altri rinforzi, in arrivo addirittura dal Pacifico: il potente incrociatore Varyag, accompagnato da una fregata e da un rifornitore. Puntano verso Suez per fare rotta sulle acque tra Siria e Cipro. Lì è previsto il punto di raduno di una grande flotta russa, come non si vedeva da decenni. Tra una settimana ci saranno la squadra da sbarco partita dal Baltico, quella in movimento dal Mar Rosso e le altre forze dislocate nel porto siriano di Tartous.
In questa prova muscolare ad altissima tensione, la risposta della Nato sarà altrettanto poderosa. Ben tre portaerei – oltre alla Truman, la De Gaulle francese e la Cavour italiana – accompagnate da una dozzina di navi da guerra e da due sottomarini nucleari. Alla fine di questa settimana le due flotte condurranno esercitazioni parallele nella stessa area: il Mediterraneo orientale, la chiave per l’accesso al Bosforo e quindi all’Ucraina.