Dimitris ha 39 anni con un passato da militare dell’esercito. Oggi non ha una casa e nemmeno un lavoro. È convinto che al referendum si debba votare per il No.
Il passato da militare gli è costato tre infortuni al ginocchio e l’ultimo lo ha costretto a stare fermo per mesi. Quindi il ritorno a casa dove lo aspettava la madre, disoccupata, insieme ai suoi 5 fratelli, disoccupati anche loro. E poi le difficoltà economiche, i soggiorni improvvisati dagli amici e, quando sono finiti anche quelli, gli esami per dimostrare di non essere un alcolista o un tossicodipendente per entrare in una casa di accoglienza per i senzatetto qui ad Atene.
“Ora vivo in una comunità per persone senza fissa dimora” spiega Dimitri. “Da due anni sono senza casa. Molti greci che ora hanno un lavoro e una casa sono preoccupati per il domani. Non sanno cosa succederà, hanno paura. Questa è una cosa che accomuna gente come me con loro ed è per questo che sono convinto che bisogna votare No al referendum”.
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Allo scadere della mezzanotte di ieri la Grecia avrebbe dovuto pagare 1,55 miliardi di arretrati di giugno al Fmi. Ma non l’ha fatto.Tecnicamente la Repubblica Ellenica sarebbe fallita per la terza volta: la prima nel 2010, quando un primo piano di salvataggio da 110 miliardi di Ue, Bce e Fmi le consentì di salvarsi da tassi di interesse sul debito arrivati a livelli insostenibili e la seconda nel 2011 quando i creditori gli acconsentirono il taglio di 100 miliardi di euro di debito.
Le prossime date da guardare con attenzione è quella del 10 luglio, in cui scadranno alcuni bond statali che venivano comprati soprattutto dalle banche e quella del 20 luglio, quando scadranno i 3,5 miliardi di crediti alla Bce.
Intanto l’accordo tra la Grecia e i creditori sembra più vicino, ma Berlino frena. Ora gli occhi sono puntati sul referendum che deciderà se accettare o meno le proposte della Ue. Nel caso di vittoria del No Tsipras respingerebbe al mittente il compromesso per poi presentarsi a Bruxelles per negoziarne uno migliore.