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Crisi di governo: un avvocato, il Grande fratello e una politica fatta di slogan

Crisi di governo: un avvocato, il Grande fratello e una politica fatta di slogan

La crisi di governo non è affare di palazzo. Da un lato c'è chi rivendica contenuti, dall'altra chi tenta di difendere una politica di spot

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Sulla crisi di governo italiana è stato detto tutto. Ma non la verità. I megafoni del potere – a dispetto di ciò che racconta il governo – stanno tutti allineati e coperti per due semplici motivi: perché non leggono le carte e perché hanno timore del potere politico.

In questa situazione delicata qualcuno avrebbe dovuto leggere qualche carta ufficiale al posto di riempire trasmissioni e giornali di fuffa. Mi correggo: di vera e propria fuffa per non dire altro. Mi rendo conto che il popolino italiano ha bisogno – date le capacità intellettive medio-basse – di essere coccolato e rassicurato, ma qui si rasenta il ridicolo. E non si risolve la crisi di governo.

Un conto è la battaglia politica, altro sono i contenuti.

L’Italia è messa molto male nel rapporto decessi per covid / crisi economica. Perché, dunque, non attivare il Mes? Eppure i soldi avrebbero garantito soldi per la sanità, ai ricercatori, ai malati e alle loro famiglie.

“Le nostre battaglie le abbiamo sempre condotto a viso aperto. E nelle sedi opportune, non solo nei talk show. Ma l’atteggiamento che abbiamo trovato è sempre stato questo. La ragione non sta quasi mai da una parte sola. Noi di Italia Viva abbiamo probabilmente sbagliato qualcosa nel nostro modo di porci all’esterno, in questi mesi

Sono le parole di Luigi Marattin di Italia Viva. Uno che ne sa di economia sicuramente più di Di Maio e Conte.

Riforma fiscale

La maggioranza di governo racconta molte chiacchiere. Ma i fatti non ci sono. Ad esempio sulla riforma fiscale, quella che vuole mettere mano all’Irpef, in un anno e mezzo ha visto due riunioni di maggioranza. Pensate un po’ come il governo giallo-verde tiene ai cittadini. Il dato più inquietante, però, è che il lavoro viene svolto da un consigliere economico del Mef, senza che sia stato mai possibile aprire una vera discussione politica di metodo e di merito e senza che sia stato possibile impostare un piano di lavoro.

“È per questo che le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno ritenuto di avviare un’indagine conoscitiva di sei mesi, per poter discutere, analizzare e approfondire alla luce del sole, con il necessario respiro e metodo che una sfida del genere necessiterebbe” aggiunge Marattin. Una indagine approvata all’unanimità da tutte le forze politiche, a testimonianza che quando si vuole, un altro metodo di lavoro è possibile.

Il blocco dei licenziamenti

Una emergenza da affrontare è quella del 31 marzo quando scadrà il blocco dei licenziamenti. Il governo, anche su questo punto, non ha alcuna idea sulle politiche attive del lavoro e la riforma degli ammortizzatori sociali. Pd e 5S non hanno mai convocato un tavolo per capire come affrontare la questione: e siamo quasi a fine gennaio. Nessuna discussione, nessuna programmazione. E, giusto per non farsi mancare nulla, i fascicoli su Alitalia, Ilva, Autostrade, rete unica di telecomunicazioni, giacciono abbandonati e senza alcuna spinta propositiva.

Recovery Fund

Perché la stessa identica cosa che si fa con i prestiti del Recovery Fund non si fa con i prestiti della linea pandemica del MES? Nessuno risponde. Spiega Marattin:

“Il Recovery Plan – l’atto di programmazione economica più importante della storia della Repubblica italiana – è stato lavorato per mesi in una stanza; ancor oggi si ignora che stanza fosse e chi esattamente fossero i partecipanti alla riunione e gli estensori. Si è materializzato a dicembre – senza nessuna riunione preventiva di maggioranza per discuterlo – ma con l’ordine (impartito a mezzo stampa) di approvarlo così com’era e con un sistema di governance che rendeva possibile la nomina di privati cittadini a cui affidare non solo poteri sostitutivi delle amministrazioni pubbliche ma anche il potere di emanare ordinanze in deroga a tutte le leggi della Repubblica (escluso il codice penale).

E quando ci siamo opposti, è scattato l’algoritmo di cui parlavo all’inizio: ‘pierini’, ‘guastafeste’, ‘irresponsabili’, ‘avete il 2%’. A cavallo di Capodanno poi – mentre in fretta e furia si dava incarico a qualche tecnico serio di metterci le mani – tutti hanno riconosciuto che quanto accaduto rasentava la follia. Ma noi siamo rimasti i pierini, i guastefeste, gli irresponsabili.

Servizi segreti: Conte prende tutto

Altro tema – e concludo – è quello dei Servizi. Perché Conte non molla la presa?

Ad agosto scorso, quando la crisi di governo era lontana, Giuseppe Conte ha deciso di bypassare le estenuanti trattative con i partiti della maggioranza. E con un decreto a sorpresa si consente al presidente del Consiglio di prorogare “con successivi provvedimenti per la durata massima di ulteriori quattro anni” i vertici degli 007 tricolori. In deroga alla legge di riforma del 2007 che così stabilisce: “La direzione generale del Dis è affidata a un dirigente di prima fascia o equiparato dell’amministrazione dello Stato, la cui nomina e revoca spettano in via esclusiva al presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Cisr. L’incarico ha comunque la durata massima di quattro anni ed è rinnovabile per una sola volta”.

Conte blinda i vertici dei Servizi segreti e nasconde i verbali sulle attività del Comitato scientifico per l’emergenza Covid-19

Ciò significa che l’incarico al vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che ha il compito di coordinare le attività operative di Aise e Aisi, può durare in tutto quattro anni. E l’unico rinnovo può avvenire senza superare questo limite di tempo. Stessa regola valida per i direttori delle due Agenzie per la sicurezza interna ed esterna.

Vogliamo ancora una politica senza contenuti e infarcita di spot e comparse del grande fratello senza risolvere concretamente una crisi di governo?

di Antonio Del Furbo

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