Il premier Giuseppe Conte è sotto assedio. Ed è per questo che lancia la sua offerta a Matteo Renzi che minaccia – da tempo – una crisi di governo.
Da parte sua Conte è pronto a tutto. Di certo, però, la poltrona non vuole lasciarla ed è per questo che tenta il tutto per tutto. Un rimpasto senza dimissioni che porterebbe a un Conte ter. E le intenzioni le esplicita con un post su Facebook: offre a Matteo Renzi tutto quello che è possibile offrire sul Recovery. Per non lasciargli alibi, propone anche un “rafforzamento della squadra di governo”. Parallelamente, Conte continua a lavorare all’operazione “responsabili”. Sa che è tutta in salita a causa dei dubbi del Pd. L’obiettivo è mettere pressione ai gruppi renziani e non darla vinta al suo nemico.
Mano tesa a Italia viva
“Le proposte dei partiti hanno arricchito il Recovery – scrive sui social – Ci saranno più investimenti, più soldi alla salute, ai giovani, al terzo settore, agli asili, alle persone con disabilità”. Ricalca quasi tutte le richieste di Iv. Usa addirittura lo stesso slogan dell’ex premier, “adesso dobbiamo correre”. E successivamente a un vertice con Roberto Gualtieri, Enzo Amendola e Peppe Provenzano, aumenta anche la quota degli investimenti grazie all’accordo sui fondi di coesione del ministro del Sud.
L’attesa di Renzi
Renzi gioisce nelle chat dei parlamentari, “indipendentemente da come finirà, abbiamo evitato un testo inguardabile”. Fa sapere di attendere comunque al varco il premier, “queste sono parole, vediamo i testi”. Ma, precisa Renzi, “il pacchetto è unico e non c’è solo il Recovery”.
Tradotto vuol dire che non darà il via libera al progetto nel consiglio dei ministri che Conte ha in mente di convocare oggi. Significa che adesso chiede al premier di rallentare e presentare entro domenica le sue proposte su Mes e Servizi, ma anche sui ministri giudicati logori e da sostituire. Il messaggio è chiaro: non consentirò a Palazzo Chigi di cavarsela trattando un dossier alla volta.
La crisi
Renzi pretende il passaggio parlamentare ma il premier rifiuta. Conte, ormai, sembra aver voglia di mettersi quasi fisicamente di traverso, rispetto alle mire renziane. L’ha chiarito a tutti gli interlocutori, nelle ultime ore: questa è la nostra ultima offerta a Iv, “esiste un limite oltre il quale non è dignitoso tentare”.
La minaccia dell’avvocato è presentarsi in Aula, cercando i voti. Chiedendo di assumersi la responsabilità di sfiduciarlo. Provando a spaccare i renziani, accogliendo eventuali “costruttori”. Se poi dovesse ottenere una fiducia risicata, potrebbe anche decidere di sfruttare quella posizione come trampolino per chiedere il voto.
Il Pd e Nicola Zingaretti
Conte prova a convincere Zingaretti di seguirlo sulla stessa linea. Ma c’è Dario Franceschini che non ama immaginare una maggioranza appesa a pochi transfughi. Al segretario dem, il premier offre anche il ruolo di sottosegretario al Recovery da affidare ad Andrea Orlando. E, ovviamente, un ragionamento comune sulla delega ai Servizi e sugli equilibri futuri del Dis. Nel frattempo, sostiene che i numeri al Senato ci sarebbero. Grazie alle divisioni nel gruppo renziano e al sostegno di Renato Brunetta, che avrebbe promesso in dote addirittura dieci “costruttori”.