Aldo Cursano è il presidente toscano e vice presidente nazionale di Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio. È il proprietario di tre locali nel centro di Firenze, tra cui il noto Caffè le Rose in piazza dell’Unità Italiana
“Sono stato contattato per vendere i locali da parte di persone che non conosco. Non hanno detto subito 100, 500, hanno detto che erano interessati e disposti a pagare in contanti. Sono stato contattato anche tramite amici, mediatori del luogo. E io ho risposto a tutti che non mi interessa”. Parla così a L’Espresso Cursano.
Qualcuno vuole mettere le mani sulla Toscana nel post emergenza covid.
La regione è sotto attacco di operazioni di acquisto selvagge e speculazioni specie su immobili e attività in angoli di pregio. Tante sono le segnalazioni di proposte di acquisto per conto di fondi con capitali italiani e stranieri, russi e in qualche caso cinesi. “Mi volevano incontrare, volevano fare, non mi presto”, aggiunge Cursano. “Lo so che c’è marmaglia che cerca di ripulire o fare affari, c’è anche roba da fuori, non è solo marmaglia nostrana, anche fondi strani che vengono da altri ambiti, perché stanno dicendo loro che è il modo migliore di investire soldi. Agganci la ripartenza e metti le mani su una città e una regione”.
L’allarme per il riciclaggio di denaro e per le infiltrazioni di organizzazioni criminali non ancora scatta.
Ma il timore – forte – c’è. La città è vuota e, secondo l’Osservatorio sui bilanci delle srl della Fondazione nazionale dei commercialisti, il fatturato 2020 di alberghi e ristoranti in Toscana perde 1,3 miliardi di euro. L’83% di bar e ristoranti ha riaperto ma il 5,6 non riaprirà mai.
Francesco Nannucci, il capo del centro della Direzione investigativa antimafia di Firenze, spiega che si sta monitorando situazioni opache. “Monitoriamo non solo appalti pubblici, un problema relativo, ma tutte le cessioni di aziende, società, i cambi di nome e di gestione. Sono i campanelli di allarme per farci capire se c’è dietro qualcosa di atipico”.
Il più delle volte la criminalità organizzata offre un aiuto economico.
L’usura apre le porte all’estorsione e si lega al riciclaggio. “La Dia – spiega il settimanale – valuta il riciclaggio anche in base alle segnalazioni di operazioni sospette. In sé non è sintomatica la segnalazione che ci sia un reato, ma le anomalie su flussi finanziari. Il dato del riciclaggio è una delle cose più difficili da valutare e capire. Perché siamo ancora molto legati alle ‘modalità operative’ della criminalità organizzata e all’idea che la mafia ancora ‘non esiste’ in certe regioni”.
L’operazione “Golden Wood”
A febbraio scorso i magistrati della Dda hanno coordinato l’operazione “Golden Wood”: 12 arresti per un sodalizio che riciclava i soldi dagli affari della famiglia di Corso dei Mille di Palermo, guidata da Pietro Tagliavia. Quest’ultimo già condannato per associazione mafiosa. Il padre Francesco è stato condannato all’ergastolo per le stragi di via d’Amelio e via dei Georgofili. Un flusso di 150 milioni di euro di cui 39 provenienti da Palermo e riciclati nell’economia toscana. A maggio la Guardia di Finanza ha indagato dieci persone tra professionisti, imprenditori per riciclaggio internazionale e danni nei confronti di 53 persone in difficoltà economiche.
È stata sequestrata anche una villa a Livorno dopo perquisizioni a Firenze e sulla costa, da Follonica a Portoferraio. “Attraverso le delazioni di direttori di banca o soggetti che hanno ruoli e informazioni sulla tenuta della società, sulla liquidità, le organizzazioni mafiose riescono a individuare il soggetto che ha bisogno di capitali”, ha spiegato Cesare Sirignano, ex sostituto della procura nazionale antimafia.
Una situazione drammatica quella Toscana a cui la Fondazione Monte dei Paschi di Siena cerca di mettere riparo.
“Abbiamo registrato le difficoltà delle piccole imprese che non riescono ad ottenere importi in prestito superiori ai 25 mila euro”, spiega Lelio Grossi, presidente della Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura Onlus, garante del fondo con MPS.
“Quasi ogni mattina mi chiama un agente immobiliare per conto di fondi misteriosi anche italiani per alberghi a Forte dei Marmi, più che in Versilia. È il momento in cui ogni giorno qualcuno ti chiama sperando che la situazione Covid-19 comporti offerte al ribasso”, riferisce Paolo Corchia a capo degli albergatori di Forte dei Marmi e già vicepresidente nazionale di Federalberghi. Se c’è il rischio criminalità, potrebbe essere rivolto alle ville, che valgono 15, 20 milioni e alle ristrutturazioni: chi conosce il settore dice che lì il controllo “è meno forte”.