Pur non avendo radici mafiose autoctone, l’Abruzzo non è immune dall’influenza della criminalità organizzata.
Criminalità organizzata in Abruzzo: un fenomeno complesso da contrastare. Come evidenziato nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), presentata alla Camera dei Deputati dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il crimine organizzato in Italia è in costante evoluzione, adattandosi ai cambiamenti socio-economici e mirando sempre più al settore imprenditoriale.
Un modus operandi in evoluzione
Le mafie oggi agiscono con maggiore discrezione rispetto al passato, prediligendo strategie corruttive e infiltrazioni silenziose piuttosto che azioni violente eclatanti. Sebbene l’uso della violenza non sia mai stato completamente abbandonato, come sottolinea la Dia, l’obiettivo principale delle organizzazioni criminali è ampliare i propri affari attraverso capitali illeciti generati dalle attività tradizionali.
La situazione in Abruzzo
In Abruzzo, la criminalità organizzata non ha una base autoctona, ma il territorio subisce l’influenza delle organizzazioni provenienti dalle regioni vicine, in particolare Puglia e Campania. Inoltre, le attività investigative segnalano un interesse crescente anche da parte di gruppi calabresi. La posizione geografica strategica dell’Abruzzo lo rende vulnerabile a queste infiltrazioni.
Negli ultimi anni, le indagini hanno documentato la presenza di gruppi criminali composti prevalentemente da cittadini albanesi, magrebini e nuclei familiari di etnia rom. Questi gruppi operano sia lungo la fascia costiera che nelle aree interne, coinvolti principalmente in traffici di stupefacenti e fenomeni di usura. Secondo la Dia, si tratta di un fenomeno che potrebbe evolversi in forme più strutturate di criminalità organizzata.
Le due macroaree criminali della regione
La mappa della criminalità organizzata in Abruzzo si divide in due aree principali:
- La fascia costiera: Qui operano gruppi criminali pugliesi, calabresi, campani, di etnia rom e stranieri, in particolare albanesi. La costa è teatro di attività illecite legate principalmente al traffico di droga e ad altre forme di reati economici.
- Le aree interne appenniniche: In queste zone, l’influenza di gruppi criminali provenienti dal Lazio e dalla Campania si manifesta attraverso tentativi di infiltrazione nel tessuto economico locale, sfruttando la vulnerabilità delle imprese.
Le dinamiche criminali nella provincia di Chieti
La provincia di Chieti, data la sua vicinanza geografica alla Puglia, è particolarmente esposta ai tentativi di infiltrazione delle organizzazioni criminali foggiane, specialmente quelle operanti nel Gargano e a San Severo. Un esempio è il provvedimento di interdizione emesso nel 2022 dalla prefettura di Chieti nei confronti di un’azienda agricola il cui titolare, originario del Foggiano, è stato ritenuto vicino a una famiglia criminale garganica.
Ulteriori indagini hanno accertato la presenza di gruppi albanesi attivi nel traffico di stupefacenti. In particolare, nel Vastese, è stata smantellata un’organizzazione criminale dedita al commercio di cocaina ed eroina. Questa rete era collegata a gruppi calabresi e aveva ramificazioni anche in Emilia-Romagna e Puglia, dimostrando la capacità delle organizzazioni criminali di operare su scala interregionale.
Prevenire e contrastare la criminalità organizzata
La relazione della Dia sottolinea l’importanza di intensificare il monitoraggio delle attività criminali e rafforzare la cooperazione tra le istituzioni locali e le forze dell’ordine. L’obiettivo è prevenire l’evoluzione di gruppi criminali locali in organizzazioni più strutturate e contrastare le infiltrazioni economiche delle mafie tradizionali.
Un ulteriore esempio dell’impegno nel contrasto alla criminalità organizzata è rappresentato dall’esposto presentato dall’associazione Codici alla Procura della Repubblica per tutelare le vittime della cosiddetta “Società Foggiana”.
Operazioni recenti: arresti e sequestri
La “Società Foggiana” è stata recentemente colpita da un’importante operazione condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara, con il supporto del Reparto Operativo Aeronavale locale e delle Fiamme Gialle di Foggia. Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, il Gip dell’Aquila ha emesso undici misure cautelari personali e disposto sequestri di beni per un valore di 2 milioni di euro, oltre a diverse perquisizioni tra le province di Pescara, Foggia e Grosseto.
Infiltrazioni nel tessuto socioeconomico
Secondo Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, questa operazione ha evidenziato la presenza di una rete criminale dedita a usura, estorsione, ricettazione e intestazione fittizia di beni. In un caso documentato, i tassi d’interesse applicati hanno raggiunto il 600% al mese su un prestito di 100mila euro. Le minacce e le aggressioni facevano parte di un sistema di intimidazione finalizzato a controllare il territorio e a consolidare il potere del clan.
“Questa brillante operazione – ha dichiarato Giacomelli – dimostra quanto sia necessario rafforzare sia le attività di prevenzione e contrasto alle infiltrazioni criminali sia gli strumenti di sostegno per cittadini e imprenditori minacciati dall’usura. Solo attraverso un approccio integrato possiamo difendere il tessuto economico e sociale dalle minacce della criminalità organizzata.”
L’Abruzzo non può essere considerato un’isola felice. La crescente complessità delle dinamiche criminali richiede interventi rapidi ed efficaci per tutelare il tessuto economico e sociale della regione. La prevenzione passa attraverso una stretta collaborazione tra istituzioni, associazioni di categoria e cittadini, per garantire che il territorio non diventi terreno fertile per la criminalità organizzata.