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Covid, OMS e la medicina negata: il futuro della salute pubblica

Covid, OMS e la medicina negata: il futuro della salute pubblica

Covid, OMS, PNEI ed effetti avversi: l’inchiesta che sfida la narrazione ufficiale sulla salute pubblica.

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PNEI, epigenetica, effetti avversi e poteri sovranazionali: l’inchiesta che mette in discussione la narrazione ufficiale sulla gestione della salute globale.

Covid, OMS e la medicina negata: il futuro della salute pubblica.

Un viaggio controcorrente

C’è una verità che non viene raccontata, o che viene raccontata solo a metà. È la verità di chi ha subito sulla propria pelle gli effetti collaterali di una gestione sanitaria frettolosa, autoritaria, dogmatica. È la verità di chi propone approcci scientifici alternativi, ma viene ignorato. Infine, è la verità di chi si interroga, mentre altri semplicemente obbediscono.

In questa puntata di Zone d’Ombra TV abbiamo scelto di accendere i riflettori su tutto ciò che è stato lasciato nell’ombra: le storie personali, le ricerche scientifiche non allineate, i dubbi legittimi, ma soprattutto il rapporto pericoloso tra potere sanitario e informazione.


L’OMS: l’agenzia che decide per tutti?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dovrebbe rappresentare un baluardo della salute globale. Ma nel corso della pandemia da Covid-19 è diventata un simbolo controverso, accusata da più parti di essere troppo vicina a interessi privati, troppo veloce nel dare indicazioni vincolanti, troppo chiusa al confronto.

Secondo quanto raccontato dal professor Di Marco, nel 2024 si è tentato di approvare modifiche all’Agenda pandemica che avrebbero trasformato l’OMS da organismo consultivo a soggetto vincolante per tutti gli Stati membri. Il primo tentativo è fallito, ma a giugno dello stesso anno è stata avanzata una nuova proposta: emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale, che entreranno in vigore nel 2025 se non verranno contestati. Tra le novità: l’OMS potrà dichiarare uno stato di pandemiadecidere le cureimporre lockdown, e promuovere vaccinazioni su scala globale.

Una deriva tecnocratica della salute che potrebbe rendere gli Stati completamente dipendenti da un ente non eletto, ma ampiamente finanziato da privati come la Bill & Melinda Gates Foundation.


Una medicina che esiste, ma non si vede: la PNEI

In questo scenario, alcuni medici chiedono di rivedere radicalmente il paradigma sanitario dominante. Uno di questi è la dottoressa Anna Rita Iannetti, medico chirurgo che da anni studia e applica la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), una branca scientifica che mette in relazione mente, sistema nervoso, ormonale e immunitario.

La PNEI mostra come lo stress, le emozioni, l’ambiente, le relazioni influenzino la nostra salute più di quanto si pensi. Non è una medicina alternativa, ma un’evoluzione della medicina basata su evidenze scientifiche che integrano biologia, psicologia e neurologia. Eppure, questa visione fatica ad entrare nei protocolli ufficiali. Perché?


Epigenetica e rigenerazione cellulare: il caso Biava

Un’altra figura chiave è il professor Pier Mario Biava, medico e ricercatore che ha dedicato la vita allo studio dei fattori di differenziazione cellulare. Biava ha dimostrato che alcune proteine embrionali possono “riprogrammare” le cellule malate, restituendo loro equilibrio. I suoi studi, presentati anche all’OMS, non sono mai stati presi in considerazione seriamente.

Alla base di tutto c’è l’epigenetica, la scienza che dimostra come l’ambiente possa influenzare l’attivazione o la disattivazione dei geni. Non siamo schiavi del nostro DNA: siamo il prodotto dinamico delle nostre scelte, del nostro stile di vita, del nostro equilibrio interno.


Gli effetti avversi: una voce che non si vuole sentire

Abbiamo dato spazio anche a chi ha vissuto gli effetti collaterali della vaccinazione. Una donna racconta la sua esperienza dopo due dosi di vaccino Pfizer. Malesseri, disturbi cronici, silenzio istituzionale. Non una parola di ascolto, nessuna presa in carico reale.

Secondo Swissmedic, fino al 22 novembre 2022 in Svizzera sono state segnalate 6.199 reazioni gravi su poco più di 16.000 notifiche di effetti avversi. In Italia, l’AIFA ha ricevuto segnalazioni simili, la maggior parte non gravi, ma comunque indicative di una fetta di popolazione che non è stata tutelata.


L’informazione che manca

Il dottor Francesco Di Meco, cardiologo, sottolinea un aspetto decisivo: l’OMS soffre l’informazione. Durante la pandemia ha parlato apertamente di “infodemia”, collaborando con i social per limitare la circolazione di contenuti non autorizzati. Ma il problema non è la disinformazione: è la mancanza di pluralismo.

L’informazione è diventata controllo narrativo, strumento di potere, non veicolo di consapevolezza. Chiunque sollevi dubbi viene marchiato, ridicolizzato, censurato.


Verso una medicina dei protocolli globali?

Siamo davanti a una trasformazione silenziosa ma profonda: la salute non è più un diritto da difendere, ma una condizione da subire secondo linee guida imposte dall’alto. E chi controlla queste linee guida? Non i parlamenti. Non i medici di base. Ma centri sovranazionali pieni di contraddizioni e conflitti d’interesse.

È questo il futuro che vogliamo? Una medicina senza volto, senza ascolto, senza umanità?


La domanda finale

Questa inchiesta non ha la pretesa di offrire risposte definitive. Ma pone una domanda essenziale:
Possiamo davvero parlare di scienza, se non c’è confronto? Possiamo davvero parlare di salute, se manca la libertà?

La risposta la costruiamo con l’ascolto, il coraggio e la voglia di non rassegnarsi.

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