A tre giorni dal nuovo dpcm il governo torna a valutare un’ulteriore stretta per far fronte al ritorno della pandemia da covid-19.
Oggi i casi hanno toccato quota 10mila. Nel pomeriggio il capo delegazione Pd al governo, Dario Franceschini, ha fatto sapere di aver chiesto “al presidente Conte una riunione”.
Coronavirus, chiesto vertice d’urgenza per misure più stringenti. Il Cts invoca il coprifuoco nei weekend
La questione che più preoccupa è la situazione negli ospedali. Lo Spallanzani di Roma annuncia di poter accettare solo pazienti Covid a partire da oggi e l’Associazione nazionale degli anestesisti lancia l’allarme sui posti in rianimazione. “In dieci Regioni la tenuta delle terapie intensive è particolarmente a rischio”, dice il presidente Alessandro Vergallo. Non va meglio sul territorio, dove i medici di base chiedono ai cittadini “di considerare un autolockdown“. Il ministro della Salute Roberto Speranza certifica che “c’è una situazione seria“, ma chiarisce che “nessuna decisione è stata assunta in questo momento. Leggo un’abbondanza di indiscrezioni, ma noi siamo qui e analizziamo tutti i dati, ci confrontiamo con le Regioni. Lavoriamo per costruire risposte adeguate e misure ponderate. Il lavoro va fatto con serietà, con rigore, come abbiamo dimostrato di saper fare in questi mesi”.
Governo vs Regioni
Roberto Speranza, intanto, cerca di spegnere le polemiche con le Regioni: “La chiave per vincere e piegare il virus è la collaborazione istituzionale. Dobbiamo lavorare insieme ora dopo ora”, ha aggiunto, riferendosi ai governatori e agli esperti del Cts. “Ora tanti territori in queste ore hanno fatto delle scelte”, ha detto Speranza, che cita la città di Genova dove il presidente Toti “ha fatto un intervento puntuale su un’area”, ma anche “Zingaretti nella provincia di Latina”, così come “ieri ha fatto disposizioni il presidente De Luca. Dobbiamo lavorare il più possibile insieme“.
“Ipotesi coprifuoco”
A Roma si valuta l’ipotesi di imporre un coprifuoco alle dieci. Una scelta che segue quella francese. Intanto il vertice previsto in serata sulla manovra economica è stato rinviato a domani per permettere ai ministri di concentrarsi sull’emergenza sanitaria. Il consigliere del ministro Walter Ricciardi dice che servono “decisioni importanti e urgenti. Occorre potenziare lo smartworking e tenere aperte le scuole, chiudendo le attività non essenziali come palestre e circoli. Data la situazione molto grave di circolazione del virus, abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del virus”. Ambienti vicini al Cts avevano riferito alle agenzie la richiesta di introdurre la nuova stretta già in vista del weekend. Miozzo e il segretario Fabio Ciciliano precisano: “L’attenzione comunque resta alta e il comitato tecnico scientifico è pronto e disponibile a discutere uno o più problemi qualora il governo richiedesse una convocazione urgente“.
I medici di base: “Valutare autolockdown”
“È giunto il momento che i cittadini considerino la necessità di un auto-lockdown per limitare al massimo il rischio di contagio a fronte dei numeri in preoccupante crescita”. Questo l’appello lanciato alla popolazione da Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). Ovviamente, chiarisce, “vanno preservate le attività lavorative ma tutto il resto, ciò che non è cioè necessario, in questo momento deve essere sacrificato in nome della salute pubblica”. Questo significa “limitare al massimo gli spostamenti e i contatti prevedendo, ad esempio, di fare la spesa una sola volta alla settimana e delegando sempre lo stesso componente della famiglia a svolgere questo compito se possibile. Tale membro sarà poi ‘attenzionato’ e monitorato in modo particolare per cogliere subito l’insorgenza di eventuali sintomatologie legate a Covid-19″.
Soglia critica nelle terapie intensive
La necessità di introdurre nuove restrizioni viene condivisa da Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione degli anestesisti e rianimatori (Aaroi-Emac). Nelle terapie intensive di dieci regioni “ci si sta avvicinando alla soglia massima fissata dal ministero della Salute del 30% di posti dedicati a malati Covid occupati” spiega Vergallo. “Tuttavia, ci troviamo in una situazione di allerta in tutte le Regioni perché si rischia, nel breve termine, una saturazione dei posti Covid se il trend dei contagi non si modificherà”. Se letti e respiratori si possono acquistare il personale non si può creare, e tale mancanza è risultata fondamentale nella difficile gestione della prima ondata. Il rapporto ottimale paziente anestesista è di 1 a 4, quello paziente infermiere di 1 a 2.
Il report della Cattolica
In Regioni come l’Abruzzo la situazione sembra in peggioramento. Negli ospedali del territorio è saturo il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati negli scorsi mesi per far fronte a un’eventuale seconda ondata del Covid. Lo rivela il report settimanale dell’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. L’analisi ha analizzato il numero di posti letto in terapia intensiva creati grazie al decreto 34/2020 del governo. Sono vicini alla capacità massima aggiuntiva anche Piemonte (83%), Marche (67%), Campania (66%), Toscana (65%) e Sardegna (63%). Le altre Regioni non presentano ad oggi particolari criticità.
“Attualmente l’Abruzzo ha una dotazione complessiva di 123 posti letto di terapia intensiva, che accolgono sia pazienti Covid, sia pazienti non Covid” spiega l’assessore alla Sanità abruzzese, Nicoletta Verì. “Della dotazione aggiuntiva da istituire per il Covid 19, ne risultano formalmente attivati 7. Poiché i pazienti positivi ricoverati in terapia intensiva sono 10”.
Le nuove regole di Campania e Lombardia
A muoversi con misure più restrittive per evitare il peggio sono gli enti locali. Vincenzo De Luca in Campania ha chiuso scuole e università fino al 30 ottobre. “Tutti i presidenti hanno autonomia di fare ordinanze più restrittive nelle modalità che ritengono. Ma se abbiamo condiviso che i due pilastri che dobbiamo tutelare sono scuola e lavoro e le ordinanze incidono su quegli ambiti, sarebbe opportuno un raccordo tra governo e regioni“, ha avvertito al termine della Conferenza Stato Regioni il ministro per le Autonomie Francesco Boccia.
In Lombardia sono in arrivo nuove restrizioni per impedire un’ulteriore diffusione del virus. “Il primo argomento è ridurre le persone sul trasporto pubblico locale” ad esempio con “una didattica a distanza non assoluta ma parziale“, ha annunciato Fontana, che però si dice “meno preoccupato” rispetto a marzo, “perché adesso abbiamo una maggior conoscenza di quello che sta succedendo, abbiamo migliori risposte dal punto di vista medico e conosciamo un po’ di più questo virus”. Per quanto riguarda la movida, l’ipotesi è di vietare “il consumo di bevande sul suolo pubblico dopo una certa ora”.
In Valle d’Aosta e Alto Adige alcuni territori sono “zone rosse“. Mentre in Umbria il presidente Donatella Tesei si dice pronta al rafforzamento della didattica a distanza per i ragazzi delle superiori.