Il premier, Giuseppe Conte, continua a rassicurare: “Non ci sarà un nuovo lockdown” per il Covid. Ma non va oltre. Perché, semplicemente, non può regalare illusioni.
Conte non dice che a Palazzo Chigi si parla di lockdown. Fa finta di nulla. Mantiene il profilo basso in attesa del 15 ottobre quando dovrà decidere se adottare misure drastiche o meno in tema di Covid. Se la curva dei contagi dovesse continuare arriverà di nuovo il coprifuoco di pub e ristoranti.
Verso un secondo lockdown. Il rischio è elevato.
Intanto, come abbiamo scritto ieri, c’è un altro problema. Quello politico.
Il governo, infatti, è diviso fra pessimisti e prudenti: tra chi cioè vorrebbe introdurre restrizioni drastiche – capofila il ministro della Salute Roberto Speranza, spalleggiato dal capodelegazione dem Dario Franceschini – e chi invece preferirebbe ridurle al minimo indispensabile, il presidente del Consiglio innanzitutto. Ecco perché il premier prende tempo. E lo fa senza dare nell’occhio perché sa benissimo che il rischio di dichiarare un nuovo lockdown è elevato.
Attenzione puntata al 15 ottobre
Mercoledì prossimo le nuove regole riguardanti la pandemia da covid dovranno essere inserite nel Dpcm preannunciato per il 15 ottobre. Solo allora si saprà dell’andamento epidemiologico.
Se l’impennata registrata negli ultimi giorni non accennerà a frenare, si opterà per soluzioni più radicali a livello nazionale. E, dunque, entreranno in gioco, di nuovo, i presidenti di Regione. Ma pure i sindaci avranno un ruolo di responsabilità. Decideranno se istituire o meno delle mini-zone rosse, chiudendo quartieri o interi paesi, laddove si presentino focolai di una certa dimensione. Oppure se imporre limitazioni e divieti.
Scoraggiare gli assembramenti
Gli occhi sono puntati sulla movida, dove – ma solo come estrema ratio – si potrebbe prevedere la chiusura di bar, pub e ristoranti a mezzanotte, anziché alle 23. L’altra urgenza è frenare il contagio intrafamiliare, immaginando un contingentamento per le feste private. Il ministro Boccia in conferenza Stato-Regioni spiega: “Lavoriamo insieme sul prossimo Dpcm”. Avendo in testa due priorità: scuola e lavoro.
Mini lockdown per iniziare
Insomma l’analisi va fatta sui contesti territoriali, la cui classificazione del rischio può essere diversa. Se è alto o molto alto, come già in appare in alcune Regioni, secondo il Cts si andrebbe incontro a “zone rosse e lockdown temporanei con riapertura possibile solo se accompagnata da riduzione dell’incidenza dell’Rt sotto i valori di soglia”. In tal caso potrebbero essere interrotte le attività sociali/culturali “a maggior rischio assembramenti” e anche certe attività produttive. Inoltre si ipotizzano “possibili restrizioni della mobilità interregionale e intraregionale”. Per le scuole non scatterebbe ancora la chiusura. Verrebbe ampliata la didattica a distanza. Infine, se i problemi con numero dei casi e focolai, e un Rt superiore a 1,5, durassero oltre tre settimane, lockdown e chiusura di scuole e università scatterebbero subito.