Un vero e proprio terremoto è avvenuto al tribunale di Spoleto per l’inchiesta della procura di Firenze su una presunta corruzione. Le misure cautelari sono state firmate dal gip Angelo Antonio Pezzuti che ha accolto le richieste formulate dal pm Luca Tescaroli a carico di due professionisti.
Tutto sarebbe partito da un’indagine della procura di Perugia per sfruttamento della prostituzione che coinvolge l’avvocato e una cittadina di nazionalità romena. Un terzo filone di indagine per peculato riguarderebbe l’utilizzo di marche da bollo negli uffici della questura di Perugia.
Due avvocati e un giudice
In base a quanto emerge dall’ordinanza di 65 pagine, l’avvocato Mauro Bertoldi si sarebbe accordato con la collega di studio Nicoletta Pompei, che avrebbe avuto una relazione con il giudice Tommaso Sdogati indagato per corruzione, per erogarle il 50 per cento della remunerazione ottenuti con gli incarichi di delegato alle vendite.
Per l’accusa, il giudice Sdogati “avrebbe messo a disposizione dei due avvocati i suoi poteri e la sua funzione di magistrato, compiendo anche atti contrari ai doveri del proprio ufficio. È intervenuto reiteratamente alla cancelleria del tribunale di Spoleto, per verificare indebitamente l’inserimento di Bertoldi negli elenchi dei delegati alle vendite nell’ambito delle procedure di esecuzione immobiliare, per appurare l’iter dello sviluppo della procedura necessaria al perfezionamento dell’iscrizione dell’avvocato negli stessi elenchi e per far nominare Bertoldi delegato alle vendite”. Per la procura di Firenze, che per competenza procede su indagini che coinvolgono magistrati, Sdogati avrebbe anche manifestato la disponibilità a farsi assegnare la causa civile per il risarcimento del danno che Bertoldi voleva intentare nei confronti di una compagnia assicurativa.
Traffico di influenze
I due avvocati, nello stesso fascicolo, sono indagati anche per traffico di influenze illecite in quanto, questa l’accusa, si sarebbero fatti consegnare 11.500 euro da due coniugi, che difendevano legalmente, per la mediazione verso un delegato alle vendite nominato dal tribunale di Perugia vantando di avere con lui relazioni in realtà inesistenti. In particolare i due avvocati avrebbero incassato in quattro tranche la somma per far posticipare dal luglio scorso fino all’autunno la vendita all’asta della abitazione della coppia e per impedire l’alienazione dell’immobile così da far ribassare il prezzo d’asta e consentire ai coniugi di procurarsi il denaro necessario all’acquisto.