Coronavirus, il nuovo decreto: Lombardia e 14 province in isolamento. Conte: "Cambiare lo stile di vita"
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Nel resto d’Italia pub e discoteche chiusi.

Arrivano nuove misure nazionali di contenimento dell’emergenza. Nell’articolo 1 della bozza del nuovo decreto del governo, firmato alle 3.20 di questa notte e pubblicato oggi alle 13 in Gazzetta ufficiale, compare il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 14 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna.

Nel dettaglio, le province diventate “zona arancione” sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola e Alessandria. Tutte le nuove disposizioni sono valide dall’8 marzo fino al 3 aprile.

Non pienamente soddisfatti i governatori di Lombardia ed Emilia Romagna. “La bozza del provvedimento del governo sembra andare nella direzione giusta ma non posso non evidenziare che sia a dir poco pasticciata” spiega Attilio Fontana. Più critico Stefano Bonaccini: “Ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise”.

Poco dopo le 2 di notte il presidente del Consiglio Conte ha tenuto una conferenza stampa ribadendo la necessità di spiegare “quel che è successo, una cosa inaccettabile: un decreto del presidente del Consiglio, che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani. Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare”.

Chiuse palestre e piscine 

Il decreto stabilisce inoltre la chiusura nelle aree appena citate di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere. Le competizioni sportive all’aperto sono ammesse solo a porte chiuse. I centri commerciali dovranno essere chiusi ma solo nel week end. Chiusi invece i musei, centri culturali e le stazioni sciistiche. Anche le scuole continueranno a essere chiuse fino al 3 aprile. Sospesi anche i concorsi.

Niente matrimoni né funerali. Chiusi cinema e teatri

Sospese le cerimonie civili e religiose, comprese quelle funebri. Sospese anche tutte le manifestazioni organizzate, nonché gli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, come grandi eventi, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati.

Bar e ristoranti aperti ma solo in alcuni casi

Bar e ristoranti potranno rimanere aperti ma con l’obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione.

Sospesi congedi per medici e infermieri

Sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale. Inoltre l’accesso di parenti e visitatori alle strutture ospedaliere è limitato solo ad alcuni casi.  

Spostamenti limitati per tutti

Un’altra delle raccomandazioni previste nella bozza di Dpcm raccomanda “di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari”.

Raccomandate le ferie

Nella zona rossa, si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di anticipare, dall’8 marzo al 3 aprile, “la fruizione per i lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario o di ferie”.

Le restrizioni nel resto d’Italia

Con un secondo decreto, il governo dispone e conferma su tutto il territorio nazionale la sospensione di una serie di attività che vanno dai congressi medici, alle gite di istruzione scolastica agli assembramenti per partite di pallone, alle discoteche. Mentre raccomanda di nuovo alcune misure di sicurezza come il mantenimento della misura di distanza di un metro fra le persone. Tra i provvedimenti c’è la sospensione di matrimoni e funerali e di eventi e spettacoli di qualsiasi natura che “comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. Quanto ai viaggi, “si raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari”.

Le informazioni di Conte

Conte ha spiegato di aver “raccolto sino alle 19 le indicazioni e i pareri dei ministri competenti e presidenti di regioni, ma l’iter non era completato”. “Adesso il decreto del presidente del Consiglio è stato elaborato nella sua versione definitiva: sono pervenute le osservazioni delle regioni e tra qualche ora sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale e sarà vigente”. “Sarà consentito il rientro al proprio domicilio”, ha sottolineato, “ma non possiamo più permetterci nelle aree previste dal decreto forme di aggregazione”. “D’ora in poi chi avrà febbre da più di 37,5 gradi centigradi e infezioni respiratorie è fortemente raccomandato di restar presso proprio domicilio, a prescindere che siano positivi o no. Contattino il medico curante”, ha spiegato Conte.

Limitare il contagio

“Divieto assoluto di mobilità per chi sia stato in quarantena, dobbiamo limitare il contagio del virus e evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere. Con il nuovo decreto non ci sono più le zone rosse, i focolai stabiliti all’inizio. Non c’è più motivo di tenere le persone di Vò e del lodigiano in una zona rossa confinate. Sono state create zone più ampie”. “Queste misure – ha continuato il premier – provocheranno disagio ma questo è il momento dell’auto-responsabilità, non del fare i furbi. Tutelare soprattutto la salute dei nostri nonni”.

Manifestazioni sospese

Sono sospese in tutta Italia, ha precisato Conte, manifestazioni, eventi, spettacoli di qualsiasi natura, compresi quelli cinematografici e teatrali, in qualsiasi luogo, pubblico o privato. E poi le attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione. Sospesa l’apertura dei musei e degli altri istituti di cultura. “Le forze di polizia – ha poi sottolineato il premier – saranno legittimate a chiedere conto ai cittadini che si muovono sui territori interessati dalle nuove norme per il contenimento del Coronavirus: è un divieto non assoluto di muoversi ma la necessità di motivarlo sulla base di specifiche indicazioni. È insomma una ridotta mobilità”.

In Lombardia e nelle 14 province interessate dal nuovo dpcm sul Coronavirus bar e ristoranti potranno stare aperti dalle 6 alle 18 purché garantiscano almeno un metro di distanza tra i clienti: la sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione; “Ci rendiamo conto che è molto severa ma non possiamo più consentire contagi”.

I governatori insoddisfatti

Non pienamente soddisfatti i governatori di Lombardia ed Emilia Romagna. Attilio Fontana commenta: “La bozza del provvedimento del governo sembra andare nella direzione giusta ma non posso non evidenziare che sia a dir poco pasticciata”. Più critico Stefano Bonaccini: “Ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise”. Il Veneto lo giudica “una misura sproporzionata” e chiede lo  stralcio delle “tre province di Padova Treviso e Venezia” dal decreto.  “Mi assumo la responsabilità politica di questo momento, ce la faremo” ha concluso Conte.

Il ministro della Salute:”Pugno duro”

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite di Mezz’ora in più ha chiarito: “Sono anche per avere un pugno duro rispetto ad atteggiamenti che non sono tollerabili. Per esempio persone che risultano positive che se ne vanno in giro. Io sono perché le istituzioni abbiamo un pugno molto duro”.  E ha aggiunto: “Il virus non è uno scherzo, abbiamo bisogno di comportamenti corretti dappertutto”.

Sanzioni

Il mancato rispetto delle disposizioni del decreto è punito ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale, come previsto dal decreto legge del 23 febbraio scorso, ossia con l’arresto fino a 3 mesi e fino 206 euro di ammenda.

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