Stando a un rapporto dei Servizi, oltre all’emergenza sanitaria per il controllo del coronavirus, c’è un altro grave problema che rischia di far esplodere la tenuta democratica del nostro Paese. Il problema, al momento, riguarda il Sud. Una propagazione del virus in queste zone potrebbe portare a rivolte con seri problemi di gestione di ordine pubblico. La genesi del problema è la situazione in cui versano le strutture ospedaliere, prossime al collasso. A questo si aggiunge l’interferenza della criminalità organizzata.
I focolai di rivolte stanno spuntando in alcune zone d’Italia
A Palermo, ad esempio, alcune persone hanno riempito i carrelli della spesa per poi cercare di uscire senza pagare la merce. La vicenda è accaduta alla Lidl di viale Regione Siciliana Per sedare gli animi sono dovuti intervenire polizia e carabinieri.
A Bari, invece, una vicenda ancor più drammatica. “Non ce la faccio più, sono crollata ci stanno affamando” ha urlato Marielisa, una piccola commerciante barese. Nel video che riportiamo si evince tutta la disperazione di una famiglia di piccoli commercianti baresi, messi in ginocchio dal covid-19. “Non abbiamo più soldi nemmeno per mangiare”, urla l’uomo. La scena si svolge all’esterno di una banca, chiusa al pubblico. In casa vivono in quattro, c’è anche la madre di Mariaelisa. Il negozio è chiuso dall’11 marzo scorso e tutte le ordinazioni sono state disdette. Oggi, come preannunciato dal Governo, c’è stato l’accreditamento anticipato delle pensioni.
Marielisa e i suoi familiari sono andati speranzosi alla filiale dell’Istituto di credito, scoprendo, però, che della pensione non c’è ancora traccia.
“Fate schifo – ha detto rivolgendosi al direttore della banca Marielisa – accreditatemi sul mio conto 50 euro, tanto ve li riprendete con gli interessi”. Sul posto è intervenuta anche la Polizia, chiamata dalla stessa commerciante. “Ci sono supermercati e commercianti di beni di prima necessità, farmacie, che si stanno arricchendo, i prezzi sono schizzati alle stelle – dice in lacrime Marielisa -, noi invece moriamo di fame. Presidente Conte pensi anche a noi, altrimenti passata l’emergenza sanitaria dovremo fronteggiare una sociale altrettanto grave. Il paradosso è l’epilogo. Un migrante si è avvicinato per chiedere l’elemosina. L’ho mandato diavolo in preda alla rabbia e l’uomo mi ha sputato contro prima di entrare nel supermercato a fare la spesa”. Un passante ha dato a Marielisa 50 euro: “Lo ringrazio, è stato un gesto che abbiamo molto apprezzato”.
Il Sud a “un passo dalla tragedia”
L’allarme arriva anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha voluto rivolgersi al presidente del Consiglio, al ministro della Salute, al ministro degli Affari Regionali e al ministro per il Sud. L’obiettivo di De Luca è stato quello d sottolineare che nel Mezzogiorno, a causa del coronavirus, sta esplodendo una crisi drammatica e che si è ormai “a un passo dalla tragedia”. Molte le richieste fatte da De Luca al governo che, secondo quanto riportato dal governatore, non hanno avuto risposta: “Zero ventilatori polmonari; zero mascherine P3; zero dispositivi medici di protezione”.
Il governatore aveva già anticipato il governo chiudendo le scuole e tutte le attività lavorative, e richiedendo il supporto dell’Esercito. “Il richiamo a numeri più contenuti di contagio al Nord, rischia di cancellare il fatto che non solo la crisi non è in via di soluzione, ma che al Sud sta per esplodere in maniera drammatica”. Non questione di giorni, ma di ore.
“Da Roma non è arrivato nulla”
“Dobbiamo registrare il fatto che dal punto di vista delle forniture essenziali per il funzionamento dei nostri ospedali, in queste settimane da Roma non è arrivato quasi nulla. Il livello di sottovalutazione è gravissimo. Non si è compreso che gli obiettivi strategici sono due: contenere il contagio al Nord; impedire la sua esplosione al Sud. In queste condizioni, ci avviamo verso una tragedia doppia” ha spiegato nella sua lettera a Conte e ai ministri Speranza, Provenzano e Boccia.
La crisi delle aziende
Sono 23 i miliardi di consumi sottratti al mondo di alberghi e ristorazione, più di 16 a trasporti e case automobilistiche, oltre 8 miliardi alla cultura. E l’elenco è solo parziale di un totale di 52 miliardi di consumi che mancheranno alle attività italiane, chiuse a causa coronavirus. La stima arriva dalla Confcommercio, che ipotizza una reale ripresa italiana soltanto ad ottobre.
“Con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario – come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni – e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo, la situazione economica e il calo dei consumi sono destinati a peggiorare”, dice una nota dell’associazione.