Conte assume Grillo a 200mila euro. Il caso Monti da 140mila euro e la guerra dei parlamentari
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Da un lato Beppe Grillo che è in cerca di fondi per il suo blog che gli costa all’anno “200 mila euro di spese vive”. Dall’altro, dicono i maligni, un’operazione che fa comodo anche a Giuseppe Conte che con l’operazione “compra” il silenzio del garante.

Dei 200mila euro l’anno la metà spettano alla società di Nina Monti. Per Giuseppe Conte, invece, è un’operazione politica: pagare il portale del Garante significa assicurarsi la compiacenza del fondatore. “O meglio: il silenzio”, malignano i parlamentari del M5s. 

I fondi destinati ai progetti finiscono nelle tasche di Grillo

I fondi da cui pescare sono quelli delle restituzioni, storico motivo di scorno ed espulsioni. Soldi  destinati a “microprogetti per le comunità e i cittadini, e non a Beppe”. E poi Grillo, sceso a Roma per chiudere l’accordo. Ecco perché – spiega Il Foglio – l’altra sera a cena, oltre a Conte e Fico, c’era anche  Claudio Cominardi, un deputato e tesoriere del partito. Colui che ha potere di firma e di spesa. 

Già mesi fa Grillo provò a far assumere la collaboratrice Nina Monti dal gruppo parlamentare alla Camera (l’accordo si aggirava sui 100 mila euro, 40 mila in più rispetto allo stipendio di Rocco Casalino). Ma alla fine, proprio i deputati iniziarono a questionare e non se ne fece più nulla. Adesso sembra tornato il sereno fra il Garante e il capo del M5s accusato di non avere “visione né capacità manageriali”. Sicché Grillo batte cassa. 

Il contratto

Il contratto, secondo fonti qualificate contattate dal Foglio, prevede per esempio la possibilità dei vertici del M5s (e dunque di Conte) di recedere in qualsiasi momento in maniera unilaterale. La clausola varrebbe anche per Nina Monti che da settimane tratta con Cominardi i termini dell’accordo. Il Garante non si è opposto alla strategia dell’ex premier per gestire la vicenda dei ricorsi in tribunale sullo statuto. Grillo si è fidato di Conte, nonostante i suoi storici avvocati gli dicessero di fare altro. Poi quando si sono dovuti indicare i probiviri e il nuovo membro del collegio di garanzia alla fine Grillo ha tirato fuori nomi graditi all’ex premier, rinunciando così alle uniche due prerogative che gli erano rimaste. Adesso spunta il contratto per diventare di fatto un dipendente (dal punto di vista economico) del M5s, il partito che ha fondato. 

Ufficialmente il presidente del M5s parla di “un coinvolgimento di Grillo sulla comunicazione” attraverso la pubblicazione sul blog degli interventi dei vertici del partito.  Sceso per parlare di affari, il vecchio capo in questi due giorni (ripartirà oggi) ha incontrato big (Alfonso Bonafede), il capo delegazione (Stefano Patuanelli), i capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Maria Castellone, qualche presidente di commissione (come Carla Ruocco). E poi certo anche l’adorata Virginia Raggi con la quale ha condiviso il no al termovalorizzatore a Roma annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri.

Il tema politico

Giuseppe Conte è non poco imbarazzato perché non sa dire che tra Macron e Le Pen voterebbe Macron. Poi ci sono questioni un po’ imbarazzanti. Alessandro Di Battista, che c’è e non c’è e non si capisce mai bene se tornerà. Il senatore Mauro Coltorti che riporta le lancette indietro nel tempo quando ai 5 Stelle garbava la Russia e quasi quasi prende le difese di Putin. Il senatore, Gianluca Castaldi, che su Facebook pubblica contenuti di dubbio gusto, “mi travesto da nonno Peppe”, parlando di Cia, Cremlino e accuse al Movimento. Insomma, una baraonda. Coltorti viene redarguito dal responsabile Esteri Fabio Massimo Castaldo.

La politica estera, a questo proposito, rimane comunque un argomento sensibile. “Per quanto riguarda gli aiuti militari all’Ucraina, quel passaggio, come ho sottolineato più volte, è stato molto sofferto, un passaggio che ricolleghiamo e giustifichiamo esclusivamente con il legittimo alla autodifesa della popolazione ucraina”, le parole di Conte all’Adnkronos. Sofferenza e lacerazioni che non paiono affatto sedate, per fortuna però c’è il nuovo scintillante e leggerissimo account TikTok di Conte stesso, dove la politica si trasforma in pillole di propaganda.

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