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A distanza di vent’anni la Banca d’Italia che definì le teorie sulla moneta del professor Giacinto Auriti come “completamente infondate” è stata superata, nelle affermazioni, anche dal documento ufficiale dell’organo di rappresentanza europeo. 

 

A distanza di vent’anni la Banca d’Italia che definì le teorie sulla moneta del professor Giacinto Auriti come “completamente infondate” è stata superata, nelle affermazioni, anche dal documento ufficiale dell’organo di rappresentanza europeo. Peccato però, che il professore non abbia potuto ricordare questo momento storico. A seguito di un’interrogazione dell’Onorevole Mario Borghezio in merito alla natura giuridica dell’Euro, è venuta fuori una semplice e intuitiva analisi: i cittadini italiani sono stati truffati. La Commissione Europea ha affermato che:”nella fase dell’emissione le banconote appartengono all’Eurosistema, mentre nella fase della circolazione appartengono al titolare del conto sulle quali vengono addebitate”. Proprio Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, sosteneva che la proprietà delle banconote appartiene all’Eurosistema ma le Banche Centrali Nazionali, oltre che del valore speso per stampare la moneta, si appropriano anche di quello stampato. E su che basi poggia questa sottrazione di moneta da parte delle banche ai cittadini? “L’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea – scrive Olli Rehn – costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l’emissione da parte dell’Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell’addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete”. Ma che cosa recita l’articolo 128? “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione”. Dov’è scritto che la moneta appartiene alle banche? Ovviamente da nessuna parte perché, scrivere una cosa del genere, sarebbe una vera e propria truffa da perseguire penalmente. L’esempio fatto da “Disinformazione.it” è calzante e aiuta a chiarire il concetto. 

“È come se il tipografo, incaricato dagli amministratori della società calcistica organizzatrice di una partita di stampare 30.000 biglietti di ingresso per le partite del campionato, col prezzo di € 20 stampato su ogni biglietto, chiedesse come compenso per il suo lavoro di stampa € 600.000, in base al fatto che i biglietti che ha prodotto “valgono” € 20 cadauno. È vero che essi “valgono” € 20 caduno, ma che essi abbiano un valore non dipende dal tipografo, bensì dall’associazione sportiva che ha formato la squadra, procurato il campo da gioco e organizzato la partita, sostenendo i relativi costi e producendo la domanda di quei biglietti, senza la quali questi niente varrebbero. Gli amministratori della società sportiva lo sanno bene, ma il tipografo in parte li ricatta e in parte li lusinga perché promette loro che, se gli pagheranno l’ingiusto compenso richiesto, egli darà loro un lauto regalo e i fondi per farsi rieleggere alle prossime elezioni del consiglio di amministrazione. Altrimenti, finanzierà altri candidati e una campagna di stampa contro i consiglieri onesti”.

Ecco quindi che tutto l’artifizio serve per nascondere che il debito pubblico è fasullo e le tasse che pagate a causa di esso sono illegali e incostituzionali. Banca d’Italia S. p. A, in cui convergono azionisti (detti ‘partecipanti’) quindi altre banche e assicurazioni private, è stata autorizzata a creare in modo autonomo denaro dal nulla senza garanzie di nessun tipo perché dal 1948 di proprietà privata. In sintesi le banche si appropriano del valore della moneta perché, al momento dell’emissione, addebitano, prestando, e il prestare è una qualità esclusiva del proprietario. Auriti chiamava questo meccanismo “Truffa del signoraggio”. Ma la Banca d’Italia non riconosceva quest’analisi del professore tant’è che i vertici si opposero sostenendo che:”l’accettazione da parte della collettività, lungi dall’essere causa del valore della moneta, ne rappresenta in realtà solo l’effetto, sicché il sillogismo deve essere rovesciato: non è vero che la moneta vale in quanto è accettata, ma semmai, come la storia e la cronaca stanno a dimostrare, che essa è accettata solo in quanto abbia un valore. Di qui la necessità che tale valore, rispondendo ad un fondamentale interesse pubblico, sia difeso e garantito dalle Pubbliche Autorità, funzione nei moderni stati affidata alle banche centrali”. A sostegno della bontà delle tesi di Auriti arrivò il SIMEC, una moneta locale voluta dallo stesso professore con lo scopo di provare le sue teorie sulla creazione di valore della moneta da parte della cittadinanza. Due furono le fasi: quello dell’avviamento e quello della creazione di un Assessorato per il Reddito di Cittadinanza. L’avviamento immise il SIMEC negli usi della comunità dandogli quel valore indotto che lo oggettivizza come un bene reale, quindi oggetto di proprietà del portatore. Quindi l’Assessorato che promosse l’iniziativa. I SIMEC erano ceduti alla pari in cambio di lire e ritirati al doppio del valore originario. Tutto funzionò alla meraviglia. Peccato che presto arrivò la Guardia di Finanza su disposizione della Procura di Chieti e i SIMEC in circolazione vennero confiscati e successivamente dissequestrati. L’esperimento s’interruppe prima di produrre i suoi effetti

ZdO

 

 

 

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