Carlo Rienzi Codacons
Spread the love

C’è una polemica partita qualche giorno fa e che non accenna a finire. Si tratta di una litigata verbale (e a distanza) tra Fedez e il Codacons. L’associazione per i diritti dei consumatori ha sferrato un attacco alla famiglia “Ferragnez” per la questione della raccolta fondi organizzata da Fedez e Chiara Ferragni a favore dell’ospedale San Raffaele di Milano.

Il fatto

Tutto parte il 9 marzo scorso quando Chiara Ferragni e Fedez avviano una raccolta fondi collettiva sul sito GoFundMe, popolare e usatissima piattaforma internazionale per le raccolte fondi. Lo scopo è quello di aiutare l’ospedale San Raffaele di Milano a gestire i casi di infezione da coronavirus e rendere disponibili sempre più posti letto in terapia intensiva per i casi più gravi. L’iniziativa è partita con la coppia che ha donato 100 mila euro. In pochi giorni sono stati raccolti più di 4 milioni di euro, spesi poi dall’ospedale San Raffaele di Milano per attivare 28 nuovi posti letto di terapia intensiva. Fedez e Ferragni avevano spiegato di aver scelto il San Raffaele dopo aver consultato altre strutture pubbliche.

L’Antitrust

Nel frattempo, esattamente il 22 marzo, arriva la decisione dell’Antitrust che impone a GoFundMe l’eliminazione immediata del “meccanismo di preselezione della commissione facoltativa”. In sostanza, al momento della donazione, ognuno era libero di scegliere se destinare o no il 10 per cento della propria somma alla piattaforma stessa. L’opzione per farlo, però, era pre-selezionata: doveva essere eventualmente il donatore a disattivarla. Secondo l’Antitrust, non era chiaro che fosse possibile modificare o annullare la cifra preimpostata. GoFundMe aveva seguito le indicazioni dell’Antitrust, cambiando l’opzione, facendo sapere, inoltre, che se qualcuno si fosse sbagliato nel lasciare la commissione poteva chiederne il rimborso. Fedez e Ferragni, che si erano mossi in maniera autonoma rispetto alla segnalazione dell’Antitrust, avevano detto di aver ottenuto altri 250 mila euro da GoFundMe, poi donati ad altri ospedali.

L’uscita (infelice) del Codacons

Il 24 marzo è intervenuto il Codacons che, in un primo comunicato, ha chiesto di “vederci chiaro” sulla raccolta fondi, e quindi sapere come e quanto era stato speso dal San Raffaele. Soprattutto, il Codacons ha chiesto il blocco di tutte le raccolte fondi “private” presentando un esposto all’Antitrust e alla procura della Repubblica di Milano. Oggetto del documento era quello di “bloccare tutte le raccolte fondi ingannevoli o che applicano commissioni nascoste o equivoche agli ignari donatori”. In un nuovo comunicato del 25 marzo, il Codacons torna sulla questione annunciando una diffida nei confronti della piattaforma GoFundMe.

Il fatto, però, è che proprio il Codacons, sul sito internet, aveva un banner in cui si chiedevano donazioni per supportare l’associazione “nella battaglia a fianco dei cittadini contro il coronavirus”. Nonostante potesse essere inteso diversamente, il banner non voleva sollecitare donazioni contro il coronavirus bensì donazioni a favore del Codacons.

Insomma, un’occasione perduta dal Codacons di stare in silenzio. Per rispetto, soprattutto, delle tante vittime da coronavirus.

Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia