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La politica, ancora una volta, piega a suo uso e consumo aziende e lavoratori. Dopo essere stata la responsabile del fallimento di Sogesa, oggi, viene a raccontare che è capace di risanare un’azienda indebitata fino al collo. Gli unici a crederci sono i soci del Cirsu e, forse, il giudice.

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La politica, ancora una volta, piega a suo uso e consumo aziende e lavoratori. Dopo essere stata la responsabile del fallimento di Sogesa, oggi, viene a raccontare che è capace di risanare un’azienda indebitata fino al collo. Gli unici a crederci sono i soci del Cirsu. Angelo Di Matteo, presidente dell’azienda ambientale, ha dichiarato che s’impegnerà a pagare entro 4 mesi tutti i debitori. Il giudice fallimentare, Flavio Conciatori, ha dato ulteriori 90 giorni al Cirsu per praticare il progetto di ristrutturazione. L’istanza di fallimento presentata da Aia Spa nei confronti del Cirsu, per il momento è congelata. I sindaci del comprensorio si sono detti sicuri di trovare le somme dei crediti. “È una vita che dicono di avere queste somme ma noi non ancora vediamo nulla” dichiara Domenico Daniele della Rsu Sogesa.  Applaudono alla decisione del giudice i primi cittadini di Giulianova, Notaresco, Bellante, Morro d’Oro, Mosciano e Roseto cantano vittoria. Peccato che i lavoratori passeranno il terzo Natale senza stipendio. E Di Matteo, con tutti i sindaci, pare non preoccuparsene più di tanto:”Non ci sono solo i diritti dei lavoratori ma anche quelli dei cittadini” ha detto a Zone d’ombra tv Di Matteo. “È una persona con il quale non si può parlare – attacca Daniele – conta solo quello che pensa lui, le altre opinioni non le ascolta”. Il piano aziendale proposto dagli amministratori di Cirsu, in questo arco di tempo, dovrebbe fare in modo di far raccimolare alla stessa azienda venti milioni di euro (3,5 subito, il restante tra il 2014 e il 2022). Sulla vicenda ci sono molte luci e ombre dal punto di vista politico. Tant’è che lo stesso Domenico Daniele, ex tesserato del Pd, riconsegnò la tessera motivando il suo gesto con una lettera. “Ho deciso di dimettermi – scriveva il rapresentante sindacale – da qualsiasi incarico all’interno del Partito Democratico di Bellante. Da troppo tempo il Pd della mia città è alle prese con obiettivi che non appartengono alla mia storia e al mio modo di vedere la politica. Il fine ultimo del nostro partito dovrebbe essere quello di aiutare al meglio i cittadini, e non quello di come spartirsi con più efficacia incarichi e poltrone. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la gestione della vicenda Cirsu-Sogesa. Da mesi ho tentato in tutti i modi di far prendere coscienza ai miei compagni di partito l’assoluta gravità della situazione, situazione che si sarebbe dovuta gestire cambiando radicalmente modi di fare portati avanti per anni. Non sono mai stato ascoltato e, anzi, sono stato boicottato e osteggiato. Ho portato avanti una battaglia in assoluta solitudine. L’unica via per tutelare i tanti lavoratori e i cittadini costretti a subire le conseguenze di anni di malagestione era quella di “bonificare” l’attuale gestione che ha portato un’azienda che era una miniera d’oro allo stato attuale che è sotto gli occhi di tutti. Operai costretti a lavorare in condizioni di assoluta insicurezza, oggi tenuti ostaggio da un braccio di ferro con la parte privata che ha portato alle conseguenze che da mesi leggiamo quasi ogni giorno sui giornali. E’ forse questo il modo di gestire un’azienda pubblica? Nella situazione attuale di Cirsu e Sogesa il Pd di Bellante ha responsabilità enormi. Servivano proposte, idee e uomini nuovi, capaci di ribaltare scelte di anni nei quali la sistemazione di qualcuno è stata più importante di una gestione corretta del denaro pubblico. Io non ho visto nulla di tutto ciò. A me non interessano le poltrone, di nessun tipo. Ringrazio chi mi ha offerto la candidatura per le prossime elezioni amministrative, ma il mio compito è fuori dal consiglio comunale. Il mio dovere è quello di difendere 130 operai che a causa delle scelte fatte anche dal mio partito in questi anni si trovano a dover lottare per poter sfamare le loro famiglie. Con coerenza porterò avanti questo compito a qualsiasi costo, e nelle prossime settimane spiegherò ai miei concittadini quanto accaduto nel Cirsu, azienda fiore all’occhiello nel teramano che oggi si ritrova a lottare per la vita. Credo ancora nel Pd e nel suo progetto, e per questo continuerò a far sentire la mia voce nel direttivo provinciale del partito di cui farò ancora parte. Ma i principi nei quali credo mi impongono di lasciare qualsiasi incarico nel partito cittadino. Non è un addio, ma un arrivederci, sperando che nel frattempo qualcosa (e qualcuno) cambi”.

ZdO

 

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