Chieti: strada della Pace allagata dopo 900mila euro e tre mesi di lavori
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A distanza di meno di tre mesi dalla conclusione dei lavori, la Strada della Pace – ex strada del Buonconsiglio, a Chieti – si presenta completamente allagata. Fango, pozzanghere profonde e tratti impraticabili: quello che doveva essere un intervento di messa in sicurezza da 900mila euro si sta rivelando per molti cittadini un fallimento annunciato.

Chieti: strada della Pace allagata dopo 900mila euro e tre mesi di lavori. L’intervento, finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato affidato al Consorzio di Bonifica, con l’obiettivo di sistemare un tratto di 250 metri, tra la chiesa del Buonconsiglio e la località Colle Marcone. La strada era rimasta chiusa al traffico veicolare dal 16 settembre al 27 ottobre 2024 per consentire i lavori. Oggi, però, basta una giornata di pioggia per riportare tutto al punto di partenza.

Cosa è stato fatto, e soprattutto: cosa non ha funzionato?

Secondo quanto dichiarato in fase di avvio dal direttore del Consorzio, Stefano Tenaglia, l’intervento avrebbe dovuto migliorare la tenuta del tratto viario e garantire la sicurezza della circolazione. Nessuna abitazione risultava direttamente servita dal segmento di strada chiuso, ma il passaggio era comunque importante per il collegamento tra le zone a monte e a valle del territorio collinare.

Peccato che le immagini registrate in questi giorni raccontino una realtà ben diversa. L’asfalto appare in alcuni punti già danneggiato, la scarsa pendenza favorisce il ristagno delle acque e il sistema di drenaggio sembra assente o del tutto inefficace.

Un cantiere “mordi e fuggi”?

In molti si chiedono chi abbia controllato i lavoricon quale criterio sia stato approvato il progetto e perché non siano state previste opere strutturali per affrontare il problema – noto – degli allagamenti. La zona, infatti, non è nuova a episodi di dissesto idrogeologico, e proprio per questo un intervento superficiale non poteva bastare.

Le istituzioni, per ora, tacciono. Il rischio, però, è che la memoria pubblica evapori più in fretta dell’acqua stagnante, e che l’ennesimo spreco finisca archiviato come un “caso minore”.

La domanda è semplice: chi risponde?

Una strada chiusa per mesi. Chi dirà ai cittadini se quei 900mila euro sono stati davvero ben spesi?
E soprattutto: quanto ancora si dovrà attendere per interventi tampone spacciati per soluzioni definitive?


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