In magistratura, a quanto pare, il conflitto d’interessi è un tema poco sentito. Diciamo pure che laddove la legge permetta a una moglie e marito di lavorare nello stesso tribunale – con incarichi diversi – non si avverte nemmeno l’imbarazzo per l’inopportunità dei ruoli.
Dopo aver raccontato il caso del presidente del tribunale di Chieti Guido Campli e del giudice Camillo Romandini, questa volta ci concentriamo sulla storia di un altro giudice: quella di Nicola Valletta.
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Stesso tribunale per i coniugi Valletta
Il giudice svolge la propria attività presso il Tribunale di Chieti. La particolarità è che nello stesso tribunale lavora anche la consorte del giudice, ovvero Simonetta Pagnanelli. La funzionaria svolge attività di Cancelleria. Si occupa, in particolare, di iscrizione a ruolo delle cause che vengono assegnate anche al giudice Valletta, ovvero suo marito. Un rapporto che genera di fatto una incompatibilità ambientale e funzionale in considerazione di tale rapporto famigliare.
Il giudice Nicola Valletta
Il giudice Nicola Valletta non è un magistrato di poco conto. Nel 2018, ad esempio, la quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura decise che per lui non c’era posto nella sezione civile del tribunale teatino, già in forze al Civile a Chieti. Al suo posto spuntò il nome del giudice del tribunale di Pescara Gianluca Falco. A luglio di quell’anno la commissione, all’epoca presieduta da Luca Palamara, aveva votato Valletta, con una sola astensione. Ma successivamente Falco, uno dei concorrenti allo stesso ruolo, aveva inviato al Csm delle osservazioni sulla proposta di nomina.
In quei giorni si stava decidendo per i posti in magistratura. E gli scontri erano infuocati.
Erano giorni in cui si cercava di imporre alla Corte costituzionale Luca Antonini, considerato vicino alla Lega e teorico del federalismo fiscale. Poi c’erano altre poltrone che il Parlamento voleva designare. Ovvero gli otto consiglieri laici del Consiglio Superiore della Magistratura che si sarebbero di lì a poco insediati. Questi i consiglieri laici del Csm eletti dal Parlamento:
- Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti, proposti dai Cinque Stelle
- Stefano Cavanna ed Emanuele Basile, candidati dalla Lega
- Alessio Lanzi e Michele Cerabona, per Forza Italia_
- David Ermini proposto dal Pd
Per gli incarichi direttivi del Csm, invece, arrivarono i nomi di:
- Guido Campli (con 5 voti di Balduzzi, Ardituro, Palamara, Forteleoni, Fanfani) Presidente del Tribunale Chieti
- Nicola Valletta (votato all’unanimità) Presidente di Sezione civile del Tribunale di Chieti
L’inchiesta
Il nome del giudice Valletta, però, esce anche nel 2015. Il Gip del tribunale di Campobasso si trovò a decidere se archiviare il procedimento a carico dei giudici Camillo Romandini, Alberto Iachini Belisarii e Nicola Valletta.
Nel 2014 un cittadino si era rivolto al Tribunale collegiale di Chieti per chiedere di effettuare alcune verifiche sulla candidadura di un sindaco per un ipotetico conflitto di interessi. Il collegio, presieduto dal giudice Romandini insieme ad Alberto Iachini Belisari e Nicola Valletta aveva respinto le accuse del denunciante, affermando “la insussistenza della causa di incompatibilità”. L’uomo era ricorso in Cassazione ipotizzando un ulteriore conflitto di interessi tra i tre giudici del collegio e lo stesso sindaco.
Dopo la sentenza del processo sull’inquinamento ambientale provocato dalla discarica di Bussi, il magistrato Romandini, era stato accusato da alcuni membri della giuria popolare di aver esercitato pressioni al fine di ottenere una sentenza assolutoria. Il giudice era subentrato alla presidenza della Corte d’Assise a processo già avviato, dopo una ricusazione presentata nei confronti di Geremia Spiniello, presidente designato inizialmente e poi rimosso a causa di una frase pronunciata nel corso di un’intervista nella quale disse: “Renderemo giustizia al territorio”.
Valletta e Carichieti
Nicola Valletta si è occupato anche della vicenda dell’ex banca Carichieti. All’epoca si doveva decidere se dichiarare o meno lo stato di insolvenza per il vecchio istituto di credito.