Ecco una breve presentazione dei ministri del governo Draghi che hanno la responsabilità – più di tutti – di traghettare il Paese fuori dalla crisi con un investimento nel futuro. Chi sono i nuovi ministri?
Daniele Franco: ministro dell’Economia
Daniele Franco è il nuovo ministro del Tesoro del governo Draghi. È stato uomo in Banca d’Italia, fino a diventarne il capo. Ed è stato anche Ragioniere generale dello Stato. Qui ha avuto a che fare con quattro governi: Letta (che lo nominò), Renzi e Gentiloni e poi dal 2018 con il gialloverde Conte 1.
Daniele Franco in quei sette anni è stato una diga per i conti pubblici. Ha avuto a che fare con Matteo Renzi che batteva i pugni sul tavolo a Bruxelles e si ricorda anche di un provvedimento di Gentiloni che dovette essere rivotato dal Senato perché le cifre non tornavano. All’epoca dovette subire l’attacco dei 5 stelle che volevano sfondare il bilancio, fare la flat tax, reddito di cittadinanza, quota 100 e quant’altro. Daniele Franco rese possibile la manovra solo imponendo una serie di condizioni: pretese l’introduzione di un “catenaccio” che avrebbe consentito di monitorare le spese e inserire clausole anti-sforamento. E in quel periodo, quando Bruxelles ci teneva particolarmente sotto tiro.
Era entrato nel 1977, dopo la laurea in Scienze politiche a Padova e gli studi all’Università di York in Gran Bretagna. Oggi a 68 anni non ancora compiuti torna da ministro a quella che forse è la sua passione principale: la finanza pubblica.
Roberto Cingolani alla Transizione ecologica
Fisico e scienziato che guiderà la transizione dell’Italia verso un futuro a emissioni zero. La scelta è caduta su Roberto Cingolani per riempire la casella appena nata: ministro di un ministero mai esistito prima eppure centrale negli anni a venire.
Nel suo curriculum spicca la direzione, dalla nascita, nel 2005, fino a due anni fa dell’Istituto italiano di Tecnologia, che sotto la sua guida ha saputo imporsi come centro di eccellenza internazionale su temi di frontiera, come la robotica e l’Intelligenza artificiale.
Cingolani si è laureato in fisica all’Università di Bari, dove ha conseguito anche il dottorato, per poi specializzarsi alla Normale di Pisa. È stato ricercatore al Max Planck Institut di Stoccarda, in Germania, visiting professor all’Institute of Industrial Sciences della Tokyo University e alla Virginia Commonwealth University, negli Stati Uniti.
Viene scelto nel 2003 dall’allora ministro delle Finanze Giulio Tremonti e dal suo consigliere Vittorio Grilli come direttore scientifico del neonato Iit di Genova. Una struttura unica nel suo genere in Italia, anche perché può contare su un finanziamento da 100 milioni di euro l’anno.
Marta Cartabia alla Giustizia
Marta Cartabia l’11 dicembre 2019, al vertice della Consulta, prima donna a ricoprire quell’incarico dopo 45 presidenti al maschile. Ha vissuto negli Usa e lì è nato il rapporto con un “professorone” come Joseph Weiler che di lei vanta “la straordinaria erudizione” e al contempo “l’originalità e creatività”.
“La giustizia deve sempre esprimere un volto umano: ciò significa anzitutto, come dice l’articolo 27 della Costituzione, che la pena non deve mai essere contraria al senso di umanità, ma che la giustizia deve essere capace di bilanciare le esigenze di tutti”. “Una cura che salvi insieme assassino e città” ha detto.
Alla Consulta, tutti sottolineano la sua capacità di ascolto e di attenzione alle posizioni degli altri, senza pregiudizi, anche sui temi più delicati.
È una giurista che dedica molta attenzione alla scuola e all’università, al futuro dei giovani, dei quali parla a Pisa, quando il Collegio Sant’Anna le assegna il dottorato honoris causa e lei tiene una prolusione dal titolo indicativo.
Dopo nove anni chiude con la Consulta e torna al suo mondo, l’università. Il diritto è la sua vita, da sempre. Nel 2017 la chiamano a far parte della Venice Commission, la commissione del Consiglio d’Europa che dà pareri tecnici del tutto indipendenti su questioni di diritto costituzionale ai paesi che ne facciano richiesta.
Infine, il diritto e le donne, un tema che la appassiona soprattutto da quando è arrivata alla Corte costituzionale, unica donna con 14 uomini. Proprio alle donne ha dedicato numerose puntate su Rai Storia e ci ha tenuto a raccontare la vicenda della prima donna divenuta prefetto – si chiamava Rosa Oliva – proprio grazie a una storica sentenza della Corte.
Patrizio Bianchi all’Istruzione
Un tecnico prestato alla politica, area prodiana. Patrizio Bianchi, 68 anni, ferrarese, ha un curriculum accademico di respiro europeo e internazionale. È titolare nel suo Ateneo della Cattedra Unesco “Educazione, crescita ed eguaglianza”, è autore di 40 libri, 250 pubblicazioni, è stato responsabile del laboratorio di Politica industriale di Nomisma e chiamato nel 1999 a guidare Sviluppo Italia.
Per due mandati, con i governatori Vasco Errani e Stefano Bonaccini, ha guidato l’assessorato della regione Emilia-Romagna all’Istruzione, Università e Lavoro. In questa sua carica ha gestito la ricostruzione delle scuole colpite dal sisma in Emilia nel maggio 2012.
Maria Cristina Messa all’Università
“Quando ho cominciato a lavorare in ospedale la discriminazione verso le donne era ancora fortissima e così all’università. Se poi hai anche il coraggio di fare figli, la lobby maschile cerca di fermarti. Io credo di essere la prova che sia possibile per una donna fare carriera in un mondo maschile e maschilista come l’università”.
Così si raccontava in una intervista a Repubblica Maria Cristina Messa. Le neoministra dell’Università, nata a Monza l’8 ottobre del 1961, è stata la prima donna a capo di una università milanese e la quarta in Italia. Ha guidato infatti la Bicocca dal 2013 al 2019. E con lei al comando l’ateneo è cresciuto sensibilmente, prima università italiana ad avere un rettore e un direttore generale donna al vertice raggiungendo anche la parità assoluta nei suoi principali organi di governo. Ha valorizzato la ricerca e l’innovazione e ha dedicato grande attenzione ai rapporti tra università e territorio.
Vittorio Colao, dalla task force di Conte al ministero del digitale
Vittorio Colao – classe 1961, nato a Brescia da una famiglia di origini calabresi – torna al capezzale dell’Italia per la seconda volta in neanche un anno. Il 10 aprile del 2020, l’allora premier Giuseppe Conte lo aveva voluto alla guida della task-force che avrebbe dovuto garantire la ricostruzione economica del Paese.
Operazione che non ebbe seguito, a dispetto di un Piano in sei obiettivi consegnato alla Presidenza del Consiglio a giugno del 2020.
Adesso Colao torna in prima linea come ministro alla Innovazione tecnologica e alla Transazione digitale.
Forse nessun dirigente italiano ha mai raggiunto – come Colao – la guida di un colosso internazionale come Vodafone, che il manager bresciano ha trasformato da operatore telefonico classico in un gruppo multimediale integrato, raddoppiandone gli abbonati da 269 milioni a 536 milioni.
Laurea in Bocconi, master in Business Administration ad Harvard, Colao ha mosso i suoi prima passi negli uffici londinesi della banca d’affari Morgan Stanley. Quindi il trasferimento alla McKinsey di Milano, per dieci anni. Infine l’approdo (nel 1996) in Omnitel Pronto Italia, il secondo operatore di telefonia cellulare italiano nato da una costola dell’Olivetti.
Enrico Giovannini, ai Trasporti
Enrico Giovannini si è sempre fatto portavoce di un’economia al servizio della riduzione delle disuguaglianze e di un rapporto maggiormente equlibrato tra le comunità, le istituzioni e l’ambiente, con una particolare attenzione ai giovani. Da ministro del Lavoro del governo Letta.
Laureato in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, Giovannini, 63 anni, ha cominciato subito a lavorare all’Istat, dove poi è ritornato prima come direttore delle Statistiche Economiche dal 1997 al 2000 e poi come presidente dal 2009 al 2013. In mezzo, moltissime esperienze internazionali. Attualmente è professore ordinario di Statistica economica all’Università di Roma Tor Vergata e Senior Fellow della LUISS School of European Political Economy.