Monsignor Carlo Maria Viganò, ottantatré anni, è ormai noto per le sue frequenti critiche a Papa Francesco.
Chi è monsignor Carlo Maria Viganò? Ha attaccato le sue posizioni su temi delicati come l’omosessualità, l’ambiente, l’immigrazione e i vaccini, arrivando perfino a chiedere le sue dimissioni. La voce circolava da tempo, ma ora è arrivata la conferma ufficiale: Viganò è stato formalmente accusato di “scisma”.
Il Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede gli ha comunicato le accuse e le prove a suo carico. E lo ha convocato a presentarsi con un documento di riconoscimento valido. È lo stesso Viganò a rivelare la notizia sul suo blog. Ribadisce di non riconoscere né Papa Francesco né il Concilio Vaticano II, definendo quest’ultimo “il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la chiesa sinodale bergogliana è una necessaria metastasi”.
L’ex Nunzio negli Stati Uniti ha commentato: “Considero le accuse contro di me un onore”. Dal canto suo, il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha dichiarato: “Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti a cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo le indagini necessarie per approfondire la vicenda”.
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Viganò, l’ombra del Monsignore accusato di scisma dal Vaticano
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, si trova ora sotto processo per scisma. Un’accusa mossa dal Dicastero per la Dottrina della Fede. La notizia è stata comunicata dallo stesso Viganò sul suo account X. E dove ha condiviso il decreto di citazione emesso dal dicastero vaticano guidato dal cardinale Victor M. Fernandez. Il decreto richiedeva che Viganò si presentasse – cosa che non ha fatto – il giorno precedente alle 15.30 per prendere visione delle accuse e delle prove riguardanti il presunto delitto di scisma. L’accusa è fondata su affermazioni pubbliche. Che indicano una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica, tra cui la legittimità di Papa Francesco, la comunione con lui e il rifiuto del Concilio Vaticano II.
Viganò, invece, ha risposto con un lungo comunicato, definendo le accuse “un motivo di onore” e sostenendo che confermano le sue tesi contro Papa Francesco e il Concilio Vaticano II, che egli descrive come “il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico” della Chiesa sinodale. Ha paragonato la sua situazione a quella dell’arcivescovo Marcel Lefebvre, accusato di scisma cinquant’anni fa per aver rifiutato il Concilio Vaticano II.
Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è intervenuto sulla questione durante un convegno, dichiarando che è normale che la Dottrina della Fede stia indagando e offrendo a Viganò la possibilità di difendersi. Parolin ha espresso dispiacere personale, riconoscendo in Viganò un grande lavoratore fedele alla Santa Sede, e aggiungendo che non sa cosa sia successo per portarlo a questa situazione.
Chi è Viganò?
Nel 2018, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò è stato condannato da un tribunale a pagare un maxi-risarcimento di quasi due milioni di euro, oltre agli interessi legali e alle spese processuali, al fratello disabile, don Lorenzo Viganò. La sentenza ha riconosciuto che Carlo Maria aveva gestito da solo i proventi dei beni immobili ereditati dal padre, senza coinvolgere il fratello.
In una lettera datata 20 marzo 2013, pubblicata dall’ex editorialista di Famiglia Cristiana Aldo Maria Valli, i fratelli di Carlo Maria Viganò hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo alla situazione. Nella missiva, affermavano che alcuni elementi all’interno della Chiesa potrebbero cercare di sfruttare la malattia mentale di Lorenzo per dipingere Carlo Maria come un individuo con un passato torbido. Secondo loro, il fratello Lorenzo sarebbe stato influenzato negativamente e utilizzato come pedina per distruggere la reputazione di Carlo Maria, specialmente nel contesto dello scandalo Vatileaks.
La lettera descrive un Lorenzo ben lontano dall’essere una vittima intimorita. Ma piuttosto un uomo che, con le sue dichiarazioni alla stampa, ha danneggiato l’immagine della famiglia Viganò. Nonostante tutto, i fratelli continuano ad amarlo e sperano che un giorno possa riconciliarsi con loro, rendendosi conto di essere stato strumentalizzato.
Lettera del 2011 a Tarcisio Bertone
In una lettera riservata del maggio 2011 indirizzata al Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, Viganò aveva denunciato fenomeni di corruzione all’interno della Chiesa. Sostenenne che alcuni personaggi influenti stessero cercando di metterlo in cattiva luce presso lo stesso Segretario di Stato. Altre lettere indirizzate a Papa Benedetto XVI e a Bertone mostravano il dissenso e lo stupore di Viganò verso le voci riguardanti la sua possibile rimozione. Queste lettere sono state rese pubbliche dalla trasmissione “Gli Intoccabili” su LA7, condotta da Gianluigi Nuzzi.
Nel 2018, Viganò ha pubblicato un dossier di dieci pagine in cui accusava i vertici della Chiesa cattolica, incluso Papa Francesco, di aver coperto per anni gli abusi sessuali del cardinale Theodore McCarrick. Ha chiesto le dimissioni del Papa, il quale ha dichiarato di non voler rispondere alle accuse, invitando i giornalisti a giudicare il dossier autonomamente.
La pubblicazione del dossier ha scatenato reazioni contrastanti tra i prelati, soprattutto negli Stati Uniti.
Alcuni, come il cardinale Donald Wuerl e il cardinale Joseph Tobin, hanno criticato le accuse, mentre altri, come il cardinale Daniel DiNardo e monsignor Joseph Strickland, hanno mostrato posizioni più favorevoli a Viganò.
Per difendere la sua posizione, Viganò ha rilasciato un’intervista al vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, in cui ha affermato di aver scritto un secondo memoriale nel 2007 che includeva materiale dell’esperto di abusi sessuali Richard Sipe. Secondo Viganò, questo memoriale avrebbe spinto Papa Benedetto XVI a imporre severe restrizioni su McCarrick, restrizioni che Papa Francesco avrebbe poi rimosso.
Nel giugno 2020, Viganò ha scritto una lettera al presidente Donald Trump, sostenendo che le proteste antirazziste seguite alla morte di George Floyd erano strumentali a una cospirazione del “deep state”. Successivamente, in un’altra lettera aperta pubblicata su La Verità, ha esposto la teoria del “Great Reset”, descrivendo un piano globale per instaurare una dittatura sanitaria.
In un discorso alla Catholic Identity Conference del 24 ottobre 2020, Viganò ha definito l’enciclica papale “Fratelli tutti” come un “manifesto massonico”, citando l’accoglienza favorevole ricevuta dalla Gran Loggia di Spagna e dal Grande Oriente d’Italia come prova.