La Toto Holding Spa ha in concessione l’autostrada A24 e A25.
Ecco a voi le autostrade A24 e A25 della “Toto Holding” che cadono a pezzi
A capo della Holding c’è Carlo Toto, imprenditore che vanta non pochi agganci tali da permettergli, agli inizi degli anni 2000, di ottenere la concessione della Strada dei Parchi. Esattamente 281 chilometri che frutta all’Autostrada dei Parchi ben 164 milioni di euro l’anno di entrate, ovvero 5 euro ogni secondo. Toto in soli 15 anni ha aumentato le tariffe del 227 per cento. L’ultimo aumento, 12,8 per cento, a gennaio.
E, a quanto pare, lo Stato pare avere nei confronti dell’imprenditore qualche “debito” visto che, in passato, con soldi pubblici gli è stata tolta dalle mani la patata bollente di Air One acquistandola attraverso Alitalia.
Due gli aspetti fondamentali che fanno pensare a un’opera di generosità dello Stato nei confronti di Toto. Gli azionisti di Cai, sulla base del piano industriale inizialmente predisposto da Banca Intesa, avevano come obiettivo la costruzione di una compagnia più piccola di un 20% rispetto alla vecchia Alitalia. Che necessità aveva Cai di acquistare anche AirOne? Acquistando solo il 50% della vecchia Alitalia per acquisire anche il 100% di AirOne ha comportato per i soci di Cai alcuni benefici e non pochi oneri. Se non avesse acquistato i velivoli di AirOne, Cai avrebbe potuto subentrare in un maggior numero di contratti di leasing della vecchia Alitalia per transitare in seguito a contratti di leasing su modelli più idonei.
Altro aspetto non secondario è l’alto prezzo riconosciuto a Toto per la cessione: 790 milioni di euro, dei quali 300 pronta cassa e 490 attraverso trasferimento di debiti. Nel 2007 AirOne ha realizzato ricavi aeronautici per soli 680 milioni di euro e il gruppo AP Holding, di cui fa parte, ricavi complessivi per 785 milioni. Una valutazione d’azienda, insomma, superiore al 100% dei ricavi.
Ma gli affari Toto continua a farli anche con le autostrade.
E, nonostante l’alta parcella che gli italiani gli pagano per passare sulle sue autostrade, parrebbe convinto che, alla fine, i 281 chiloemetri che ha in gestione non siano così sicuri. E a dirlo non è un’inchiesta giornalistica, ma bensì lui in persone:
“Quest’autostrada se ne cade a pezzi, col terremoto i ponti sono tutti infragiliti come fuscelli al vento, il cemento è farina, il ferro è ruggine. Lo sa il governo, lo sapeva il ministro Delrio. Lui preferiva riparare quel po’ che si può. Ma il cemento nuovo sul cemento vecchio è come saliva sulla ferita. Pulisce ma non disinfetta. Fra dieci anni staremo di nuovo a rattoppare. Piloni tarlati e soldi sprecati”.
A dirlo è proprio Carlo Toto in un’intervista del 25 gennaio al Fatto.
Due miliardi e mezzo occorrerebbero da subito per tenere in piedi tutto quello che sta cascando a pezzi. Ma, a quanto pare, governo e imprenditori continuano a fare spallucce. Almeno fino a quando non ci sarà il prossimo crollo in cui tutti ci indigneremo.