In Svizzera si ragiona a una banca pubblica dedicata alla sostenibilità e alla promozione di investimenti. L’obiettivo è quello di promuovere le opere legate agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e allo sviluppo sostenibile.
La Green Investment Bank dovrà sdoganare, a tutto campo, la finanza sostenibile con una copertura pubblica e operativa.
La Svizzera sembra interiorizzare al massimo in termini politici quello che sul fronte della finanza tradizionale ha dichiarato Larry Fink, ad di BlackRock. Dice: “siamo per la sostenibilità perché siamo capitalisti”. Le grandi opere legate alla transizione energetica, alla riqualificazione dell’ambiente, alla tutela sociale e all’inclusione abitativa, lavorativa e culturale delle fasce della popolazione più svantaggiate richiederanno corposi investimenti ad alto tasso di rischio.
In particolar modo, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 come stabilito da Berna al recente Cop26 di Glasgow, è stato calcolato la Svizzera avrà bisogno di mobilitare quasi 13 miliardi di franchi all’anno per i prossimi tre decenni e si è data l’obiettivo di investire 600 milioni di franchi su base annuale in opere sostenibili nei Paesi in via di sviluppo. La Green Investment Bank, in quest’ottica, per il think tank elvetico Foraus, potrebbe mobilitare la convergenza di capitali verso obiettivi condivisi tra pubblico e privato, farsi carico di investimenti strutturali, veicolare nel migliore dei modi il presidio pubblico sul processo.
Mozione parlamentare
Una mozione parlamentare trasversale appoggiata da 80 membri dell’emiciclo di Berna, a maggio, indicava nella creazione della Green Investment Bank un obiettivo fondamentale per raggiungere una posizione centrale, a livello europeo e non solo, nella corsa per la sostenibilità. “Al mondo esistono varie banche statali che investono i fondi dei contribuenti in finanza etica e sostenibile”, scrive Swiss Info. Tra queste, “la Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW) tedesca è stata istituita nel 1948 per convogliare i fondi erogati dal Piano Marshall nella ricostruzione del Paese” e oggi “è attiva nella finanza sostenibile e nel mercato di scambio dei diritti di emissione; in aggiunta, investe in progetti ecocompatibili tramite le filiali”.
Nel mondo anglosassone si segnalano diverse banche degli Stati Usa e “la Green Investment Bank britannica istituita nel 2012 per aiutare il governo a rispettare gli impegni fissati in materia di cambiamenti climatici, è stata venduta al settore privato in un secondo momento”. Ma nessun progetto raggiunge l’obiettivo ambizioso che i promotori del processo di Green Investment Bank svizzero si sono dati: costruire una banca pubblica capace di attrarre e mobilitare investimenti su un grande piano di sostenibilità mettendo i progetti della finanza sostenibile al centro della programmazione economica.
In quest’ottica, il modello più simile è quello della Banca Europea degli investimenti (Bei)
Che si muove nel promuovere investimenti stando a stretto contatto con il settore privato e dandosi un obiettivo chiaro di efficientamento dei sistemi produttivi con un’ottica di lungo periodo. Ratio di fondo della sua condotta è contribuire al massimo per il 50% di ogni progetto così da poter gestire l’attivazione di una leva di investimenti pubblici e privati. Reti idriche, connessioni digitali, investimenti energetici sono stati negli ultimi anni al centro delle attività della Bei, oggi centrale per la corsa europea alla sostenibilità. La Svizzera potrebbe fare lo stesso molto presto.
E in Italia?