Palazzo Chigi, e quindi Giuseppe Conte, sapeva tutto. E non solo. Oltre a dare il suo assenso all’aumento degli stipendi per i presidenti Inps e Inail, ha dato il via libera alla loro retroattività. Il caso Tridico.
Eppure Conte, fino a ieri, ha ribadito di essere all’oscuro di tutto. Eppure è tutto scritto nero su bianco nel decreto interministeriale con cui il 7 agosto scorso i 150mila euro sono stati riconosciuti dall’atto di nomina, anziché dall’insediamento del Cda.
Tridico, le poltrone dell’Inps in pieno lockdown e l’anticasta che diventa casta
La retrodatazione è di più di un anno: sia nel caso di Pasquale Tridico (Inps), sia di Franco Bettoni (Inail). E qui i revisori dell’Istituto previdenziale, come conferma Repubblica, se non si fossero messi di traverso, gli avrebbe consentito d’incassare una cospicua somma a titolo di arretrati.
La prova sta nella nota
Il protocollo è il numero 15902, con cui il 14 luglio il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Riccardo Fraccaro — che firma in calce — accetta la “proposta, condivisa e ritenuta equa“, avanzata dal ministero del Lavoro e concordata nella riunione di coordinamento con Tesoro e Ragioneria generale convocata il 16 giugno dal Dica (il dipartimento governativo che si occupa degli atti amministrativi).
In tale documento, venuto in possesso di Repubblica, Fraccaro dà prima via libera all’incremento per i presidenti Inps e Inail, entrambi in carica da metà 2019, indicando nel contempo i compensi per i vicepresidenti e i consiglieri d’amministrazione. Quindi “precisa, ad ogni buon fine, che le indennità sopra rappresentate (…) decorreranno dalla data di nomina degli organi“. Formula poi riportata nel decreto Lavoro-Tesoro che ha sbloccato ufficialmente i nuovi stipendi.
Dunque, Tridico avrebbe avuto il diritto di richiedere la differenza tra i 62mila euro percepiti dal 22 maggio dell’anno scorso, quando è stato nominato presidente Inps, e i 150mila deliberati dal governo 15 mesi dopo. Stessa cosa per Bettoni, che però all’Inail da giugno 2019 guadagnava il 30% in più (92mila euro).
Il premier: “Non ne sapevo nulla”
“Non ero informato su questo dossier”, ha ribadito ieri il premier, “ma c’è stato un riassetto dei vertici Inps e Inail ed è stato necessario un adeguamento”. Poi, aggiunge riferendosi a Tridico, “Lui e tutti coloro che hanno un ruolo, io per primo, dobbiamo lavorare giorno e notte perché ci sono cittadini che ancora aspettano la cassa integrazione e non hanno mezzi per sopravvivere“.
Un modo per cercare di spegnere la polemica?