Non conosce fine la vicenda di Thomas, il bimbo autistico di Vasto a cui il tribunale ha riconosciuto il diritto di cura. La sentenza non è mai stata applicata e, da tempo, i genitori del bimbo chiedono l’intervento della Regione.
“La Asl, dopo la delibera del giudice, ci ha mandato la presa in carico in una struttura che non rispecchia assolutamente il tipo di intervento adatto per mio figlio”. Così Marie Hélène Benedetti, ancora una volta, ha ricordato la sua vicenda stamattina davanti alla sede dell’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo di Pescara.
“Rischiamo un aggravamento delle condizioni di Thomas nonostante sia scientificamente provato che la presa in carico di un bambino autistico come lui di livello 1, in modo precoce ed intensivo, gli permetterebbe di fare progressi poi impossibili da ottenere, tali da consentirgli una vita serena come quella dei suoi coetanei” aggiunge ancora Benedetti. “È inammissibile che un ente pubblico che percepisce soldi pubblici non ci dia i nostri diritti nemmeno con una sentenza del tribunale”.
La vicenda
I genitori di Thomas presentarono un ricorso (ex art. 700 c.p.c.) al Tribunale di Vasto per “poter sottoporre il loro figlio minore Ninni Thomas di due anni a trattamento riabilitativo in regime ambulatoriale dedicato per l’autismo (ADA) con frequenza di 4 sedute a settimana, ciascuna della durata di 90 minuti dalla presa in carico”. Dopo aver vinto il ricorso al tribunale per le terapie del figlio autistico, la Asl, ha imposto alla famiglia un centro a Vasto senza che sia stata data alla famiglia l’opportunità di scelta.
Come abbiamo riportato nel precedente articolo, secondo la famiglia del bimbo quel centro non è all’altezza di assicurare cure adeguate a Thomas. L’unico è il “San Stef.Ar. che è un altro centro convenzionato – aggiunge ancora la mamma del piccolo – dove si curano altri bambini autistici e dove ci sono dei terapisti che possono fare al caso di mio figlio”. Al Cireneo, invece, ci sono “bambini medio-gravi diversi dalla situazione di mio figlio”.
La sentenza del tribunale
La ASL ha il dovere di assicurare cure adeguate a Thomas. Una presa in carico ordinata da una “sentenza del tribunale dove abbiamo vinto il 9 settembre”. “Ad oggi siamo al 2 dicembre e la ASL non ha ottemperato alle richieste del giudice”. “Mio figlio ha bisogno di fare un intervento con delle figure professionalmente formate per l’autismo ad alto funzionamento. Una terapia di gruppo con bambini della sua età e con un livello cognitivo che lì dentro di norma non ci sono”.
L’assessore Verì dà ragione alla famiglia
“Siamo stati chiamati dalla dottoressa Nicoletta Verì perché avevo già annunciato questo gesto. L’assessore ha riconosciuto perfettamente le mie motivazioni e del perché io non volessi portare mio figlio in questa struttura. È stata lei a dire che Thomas non è compatibile in questa struttura perché potrebbe finire per aggravare la propria salute.” Queste le dichiarazioni diMarie Hélène all’indomani del primo incontro con l’assessore alla Sanità. Nell’incontro di oggi la Verì ha riferito di un problema burocratico che va risolto assolutamente entro le 12 di domani.
La Regione Abruzzo deve adeguarsi
“In ogni caso vorrei anche ricordare a tutta la Regione Abruzzo – spiega Benedetti – che l’autismo rientra in una legge che fornisce precise linee guida sul tipo di intervento da effettuare”. “In Abruzzo, però, non vengono attuate seppur la sua diagnosi dice che va preso in carico e che ha bisogno di presenza a scuola”. “Questa è la necessità di mio figlio: quindi o ce l’avete o non ce l’avete la cosa va attuata. Così come quando dobbiamo pagare le tasse: o ce l’abbiamo i soldi o non ce l’abbiamo dobbiamo comunque pagare lo stesso”.
“Se la Asl non si adegua partono le denunce”
Così l’avvocato che difende la famiglia Benedetti, Giovanni Legnini: “Attendiamo fino a domani alle 12 e se il mio telefono non squillerà manderò immediatamente le carte alle Procure di Vasto, Chieti e Pescara”. Insomma, la Asl rischia grosso visto che ì, al momento, è stata disattesa la sentenza del tribunale. I giudici hanno sancito che il venir meno dei servizi o delle strutture accreditate non giustifica le vessazioni alle quali sono sottoposte le famiglie.
Una vicenda tutta burocratica che va risolta, in un modo o nell’altro, al più presto.