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Caso Palamara, ecco come i colleghi “salvano” il collega sotto inchiesta

Caso Palamara, Csm
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Lo scandalo che ha investito il Consiglio superiore della magistratura, non conosce fine. Ora spunta una possibile ipotesi di salvataggio a partire da quelle del giudice Luca Palamara, leader della corrente di Unicost.

Il 2 gennaio è arrivata una sentenza dalle Sezioni Unite della Cassazione. Tema: la utilizzabilità in un’inchiesta e in un processo di intercettazioni compiute in un’altra indagine. Una questione non di poco conto visto che, da anni ormai, i processi si fanno con le intercettazioni sbattute in prima pagina sui giornali. Finora la Cassazione aveva lasciato le briglie sciolte alle Procure: bastava che il contesto fosse più o meno uguale, che uno o più indagati comparissero in entrambi i filoni, e tutto si poteva utilizzare.

Il caso Maroni

Come ricorda Il Giornale, il caso più recente e lampante era stato proprio quello di Maroni: intercettato in una costola dell’indagine sugli appalti in India di Finmeccanica, finita in nulla, ma poi inquisito e condannato per i favori fatti in Lombardia a una collaboratrice del suo staff. La motivazione della condanna in appello dice che le intercettazioni erano utilizzabili essendoci “connessione soggettiva e probatoria tra i due procedimenti”, “siccome erano evidenti le necessità di approfondire i rapporti tra Maroni e i suoi più stretti collaboratori”.

Ma per le Sezioni Unite della Cassazione le intercettazioni possono transitare da un indagine all’altra solo nei casi previsti dall’articolo 12, cioè se i reati sono commessi “con una sola azione” o con un “unico disegno criminoso”, o il secondo reato per coprire il primo.

Salvati politici e giudici 

Quando la vicenda Maroni approderà in Cassazione, potrà giovarsi della svolta. E la stessa cosa potranno fare esponenti di spicco della magistratura coinvolti dall’inchiesta sul Csm, e intercettati insieme a Palamara. Dovrebbero salvarsi l’ex procuratore generale della Cassazione, Fuzio, e l’ex membro del Csm Luigi Spina, accusati di avere rivelato a Palamara l’esistenza dell’inchiesta a suo carico. L’inutilizzabilità delle intercettazioni in sede penale potrebbe essere fatta valere anche in sede disciplinare dai numerosi ex membri del Csm finiti sotto procedimento. 

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